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Il Duomo e la sua Piazza





Il Duomo e la sua Piazza
di Renato Mariani Pisano


        Quell’edificio di "candido marmo", che possiamo ammirare adagiato sopra un verde prato è il Duomo di Pisa. è la basilica, è la cattedrale, è la collegiata, o è la primaziale di Pisa? E come si chiama? Chiesa di Santa Maria Maggiore o di Santa Maria Assunta?

Per non sbagliare cominciamo a chiarire certi termini.

        Duomo, la Chiesa principale di un centro urbano, deriva dal latino domus, come forma abbreviata delle espressioni del latino cristiano medievale domus ecclesiae (casa della comunità dei fedeli), documentata negli scritti di Paolino d'Aquileia (VIII secolo) o domus episcopi (casa del Vescovo). Ancora prima troviamo Domus Dei in un sermone di consacrazione di una chiesa veronese ai tempi di s. Zenone (Vescovo tra il 356 e il 380) sul tema “De spirituali aedificatione Domus Dei”. Se il Duomo si trova in una città che è sede vescovile, prende anche il nome di Cattedrale, ossia la chiesa principale della diocesi, detta così perché il Vescovo ha lì il suo trono o “cattedra”.

        La Basilica è, letteralmente, la casa del re e cioè del Signore. Deriva infatti da due parole greche, basileus, che significa re, e oikos, che vuol dire casa; il Papato attribuisce solo ad alcune di esse tale definizione. La Collegiata è, nella tradizione della Chiesa cattolica, una chiesa di una certa importanza, che non è sede vescovile (e perciò non ha il titolo di cattedrale), ma nella quale è tuttavia istituito un collegio o capitolo di canonici, (dalla parola greca kànon, “regola”) cioè religiosi che oltre l’ufficio sacerdotale sperimentano anche momenti di vita comune, distinguendosi però dai monaci.

        Durante il Medioevo i Vescovi si affannavano per ottenere un potere sempre maggiore a scapito delle altre diocesi, e anche a Pisa. Nel 1091 il papa Urbano II concesse al Vescovo di Pisa la giurisdizione metropolitica sulla Corsica e l’anno seguente la diocesi si trasformò in Arcidiocesi. Nel 1138 il papa Innocenzo II riconfermò la giurisdizione sulla Corsica aggiungendo anche la Sardegna addirittura conferendo all’Arcivescovo il titolo di Primate di Corsica e Sardegna, titolo rimasto tutt’oggi, anche se ormai ha un valore solo onorifico. Di conseguenza, quando il Vescovo ha un rango più elevato e possiede una primazìa, la chiesa diventa una Primaziale, ma in pratica Cattedrale e Primaziale indicano che la Chiesa è nella stessa città dove risiede i Vescovo o l’Arcivescovo. Per indicare un Arcivescovo a capo di una arcidiocesi metropolitana si può anche usare l'espressione "metropolita", sottolineando così il fatto che l'Arcivescovo presiede la diocesi "metropolitana" in cui sono altre diocesi (suffraganee) della provincia ecclesiastica.

        Anche oggi una diocesi, territorio affidato al governo pastorale di un Vescovo, quando è diocesi metropolitana di una provincia ecclesiastica prende il nome di arcidiocesi, e il Vescovo è Arcivescovo. Nel 1092 Pisa fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana da Papa Urbano II (Ottone di Lagery, francese), che concesse a Pisa la giurisdizione metropolitica sulla Corsica e a Dagoberto o Daiberto Lanfranchi, Vescovo di Pisa dal 1088, fu conferito il titolo di Arcivescovo; nel 1099 fu Patriarca di Gerusalemme. Nel 1138 il Papa Innocenzo II (Gregorio Papareschi, romano) riconfermò la giurisdizione sopra le restanti tre diocesi corse e furono aggregate alla metropolìa la diocesi di Populonia in terraferma e due diocesi sarde, con il titolo di primazìa del giudicato di Torres. Nel 1176 il Papa Alessandro III (Rolando Bandinelli, senese) estendeva la giurisdizione primaziale pisana ai giudicati di Cagliari e Arborea. Fu così che in pochi anni il nostro Vescovo passò da metropolita, a Arcivescovo metropolita e quindi primate, titoli che conservò anche dopo che gli Aragonesi subentrarono nel dominio della Sardegna. Attualmente questi titoli non hanno più alcun valore e rimangono come semplici titoli onorifici.

        La chiesa romanica di Piazza del Duomo è stata fondata, secondo la tradizione, all’indomani della vittoria dei Pisani sulla città di Palermo nel 1064 s.p. Intorno alla chiesa avrebbe preso forma quella che sarà una vera e propria piazza, che entro la fine del XII secolo ospiterà uno spazio monumentale con la fondazione del nuovo Battistero (1152), del Campanile (1173) e del circuito murario cittadino (1154). Inizialmente la chiesa era nota come "Santa Maria Maggiore" in quanto probabilmente edificata sopra una chiesetta già dedicata a Maria Vergine o a Santa Reparata. In più documenti troviamo infatti "Sancte Marie Maioris" riferito alla chiesa Pisana e persino su una piccola lapide in via T. Roock in Barbaricina, che riporta Ecclesia pisanae Sancte Marie Maioris. è probabile che il nome "Santa Maria Assunta (in cielo)" sia derivato dall'atto della consacrazione e dedicazione fatta da Papa Gelasio II, appartenente al ramo pisano dei Gaetani (o Caetani) il 26 settembre 1118. Santa Maria Maggiore però continuò per anni a indicare il Duomo di Pisa e talvolta anche la piazza (platea). Infatti nell’Archivio pisano in un Diplomatico Primaziale del 10 ottobre 1167, Pisa leggiamo: in Calci ab ecclesia maiori Sanctae Mariae Pisanae habeo; Peleo Bacci cita che “nel 1260, 28 novembre - Un atto di procura trovasi stipulato in platea que est inter Ecclesiam sancte Marie maioris et Campanile ipsius Opere et Ecclesie”; il Tronci riporta il Privilegio concesso dal re Alfonso X di Castiglia alla Comunità di Pisa dopo il giuramento di fedeltà nel 1256, dove leggiamo: ... “et Sancte Marie Maioris ecclesie Pisane eiusque Capituli ...”; infine un’iscrizione obituaria del 1310 “SARCOPHAGO BEATRICIS MATRIS MATILDIS HINC AMOTO IN COEMETERIUM URBANUM AD SANCTAE MARIAE MAIORIS”.

        La Piazza dove sorge il Duomo ha assunto l’aspetto che oggi la caratterizza nel XIX secolo; il progetto dell’architetto Alessandro Gherardesca (Pisa, 1777 - 14 gennaio 1852) previde l’abbattimento di tutti gli edifici sorti durante il dominio mediceo, perché certo che nel Medioevo la piazza fosse stata proprio così come la vediamo oggi. Il toponimo ufficiale sarebbe Piazza del Duomo, ma è usata anche l’espressione “piazza dei miracoli” che deriva da un ibrido tra due definizioni diverse. La seconda è quella poetica che ne diede nel 1910 Gabriele D’Annunzio nel romanzo “Forse che si forse che no” dove, alla fine di un percorso poetico sui monumenti, conclude definendo il prato che li racchiude come “il Prato dei Miracoli”. Queste le parole: “... una macchina leggera e potente la cui ombra somigliava l'ombra dell'airone. E le era rimasto il bel nome italico: àrdea; ... L’àrdea roteò nel cielo di Cristo, sul prato dei Miracoli. Sorvolò le cinque navi concluse del Duomo, l’implicito serto del Campanile inclinato sotto il fremito dei suoi bronzi, la tiara del Battistero così lieve che pareva fosse per involarsi gonfia di echeggiamenti...Il Campo Santo! ... Fu come un'urna scoperchiata e richiusa: la grande urna quadrilunga ove la forza della città dorme fra un cipresso e un roseto, con i piedi congiunti, con le mani in croce sul petto...”. (N.d.r. àrdea è il nome scientifico di una specie di airone)

In conclusione:

        1) Giovanni Paolo Benotto è l’ottantacinquesimo Arcivescovo della Cattedrale Pisana, Primate di Corsica e Sardegna, Metropolita della provincia ecclesiastica pisana (che comprende oltre Pisa le diocesi di Livorno, Massa Carrara-Pontremoli, Pescia, Volterra). è il primo pisano dopo Ranieri Alliata che guidò l’arcidiocesi dal 1806 al 1836.

        2) Il Duomo di Pisa è la chiesa di Santa Maria Assunta, che è una cattedrale ed è una primaziale, ma non è una basilica (come la basilica di San Piero a Grado) né una collegiata (come la collegiata di Santa Maria Assunta a San Gimignano).

        3) La piazza è la Piazza del Duomo, detta talvolta piazza dei miracoli. Non deve assolutamente essere confusa con il campo dei miracoli delle Avventure di Pinocchio (scritte nel 1881 da Collodi) dove il burattino, lasciatosi ingannare dal Gatto e la Volpe nel paese di Acchiappacitrulli, semina gli zecchini d’oro in questo miracoloso luogo dove essi sarebbero diventati una pianta in grado di generare nuove monete, il tutto nell’arco di una notte. Mentre Pinocchio dormiva sognando ricchezze, i due furfanti disseppelliscono gli zecchini e scappano via col maltolto.


Bibliografia

    Per la bibliografia vedi i riferimenti nella nota.