La primavera in mare
La primavera in mare
Febbraio è sempre stato nella storia umana, in ogni tempo e in ogni luogo, un mese di purificazione, ricordo degli avi e festa. Il nome deriva dal latino februare, che significa “purificare”. Nel calendario romano, infatti, questo era il mese dei Februalia, riti di purificazione tenuti in onore del dio etrusco Februus (dio della morte e della purificazione) e della dea Iuno Februa (Giunone Purificata), divinità aerea e consorte di Giove. Tale concetto esisteva ad esempio anche presso il popolo ebreo, allorché le madri venivano purificate dopo aver presentato il primogenito al tempio: è la festa che col Cristianesimo diventò la Candelora.
Il mese di febbraio si trova fra il solstizio d’inverno (21 dicembre) e l’equinozio di primavera (21 marzo), che da molti popoli antichi era considerato l’inizio del nuovo anno (col Cristianesimo passò poi al 25 marzo, come a Pisa, rappresentando l’Annunciazione dell’angelo a Maria, nove mesi prima della nascita del Cristo). Essendo l’ultimo mese dell’anno, febbraio doveva quindi essere un mese purificatorio in vista dell’inizio dell’anno nuovo, affinché i mali del precedente non inquinassero l’anno che stava per nascere. La purificazione era perseguita attraverso rituali che cambiavano secondo epoche e culture, vedendo comunque sovvertimenti di valori, mascheramenti, sfoghi sociali, confusione: quello che ancor oggi è il Carnevale, lo sfogo catartico prima della rinascita e, nel cattolicesimo, la preparazione alla Pasqua. Il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo riemergeva rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'anno seguente. Il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi. Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: sono le maschere, che, in uso in tutto il mondo, dagli Antichi Egizi all’Europa al Giappone, hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere soprannaturale rappresentato. Queste forze soprannaturali creano un nuovo regno della fecondità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente tra i viventi. Presso i Romani, attraverso la purificazione era d’obbligo onorare la memoria degli avi defunti nei giorni dei Parentalia, che si concludevano coi Feralia, il 21 febbraio.
Ed è proprio due mesi dopo il solstizio d’inverno - il giorno più corto dell’anno - e un mese prima dell’equinozio di primavera - inizio ufficiale ed astronomico della bella stagione - che il mare, prima della terra, comincia a svegliarsi. Dalle nostre parti la gente di mare ha sempre notato questo cambiamento a due terzi del cammino del Sol Invictus. C’è un risveglio della vita marina un mese prima di quella terrestre. Per i Pisani il legame col mare è sempre stato sacro e foriero di gioie e dolori, di ricchezze e tragedie, come per ogni popolo marinaro. Un cordone ombelicale rappresentato dall’Arno che ha sempre legato la città al regno di Nettuno: è quindi naturale che fin dall’antichità i marinai e i pescatori alfei abbiano sempre notato questo risveglio precoce del mare nelle proprie attività, che poi hanno trasmesso alle successive popolazioni della Tirrena (la costa toscana).
La vita subacquea si manifesta con il ritorno dalle grandi profondità, dove l'acqua è meno fredda, di molte specie ittiche. Il lungo inverno sta passando e il mare, che è stato influenzato da correnti d’aria fredda, ha perso tutto il calore che aveva immagazzinato d’estate. La temperatura dell’ acqua, scesa prepotentemente con l’inizio dei primi freddi, ha indotto in uno stato di torpore la vita subacquea: molte specie ittiche si sono rifugiate nelle grandi profondità del Mediterraneo, dove l’acqua è più calda, aspettando l’ arrivo della primavera. Mentre i primi raggi tentano di scaldare le acque, gli strati superficiali della colonna d’acqua, con una temperatura più bassa rispetto ad acque più profonde, affondano sotto il proprio peso: si ha un’inversione di masse d’acqua, con una risalita delle acque profonde più calde e ricche di elementi nutritivi, fenomeno noto come upwelling. Il primo effetto si osserva sul fitoplancton, di cui si nutre lo zooplancton erbivoro, il quale a sua volta è predato dallo zooplancton carnivoro e da pesci planctivori; questi ultimi, a loro volta, sono preda dei grandi piscivori. Si innesca così quella che in ecologia prende il nome di catena trofica (o alimentare). Tutto questo movimento non può far altro che richiamare i grandi pelagici predatori, che dopo l’inverno passato in altre acque tornano a popolare i nostri mari: e quindi ecco sardine, sgombri, tonni, pagelli, saraghi, occhiate.
L’inizio della primavera in mare altro non è che il segno che la vita continua e che presto, mancano solo quattro settimane, il risveglio coinvolgerà anche le terre emerse. Ci si accorge anche di un’aria più fine, di profumi diversi, di una luce più tersa, di un mondo che magari non si è ancora svegliato, ma che si sta stiracchiando per rimettersi in attività. E poi ricordarsi di questa anteprimavera, augurare la mattina del 21 febbraio, insieme al buongiorno, una “buona Primavera in Mare”, è di buon auspicio e ci riallaccia alle antiche tradizioni del mese della purificazione, sempre carico di aspettative per il nuovo anno, che iniziava a marzo.
E non a caso sempre intorno al 21 febbraio si entra nel segno dei Pesci, l’ultimo dei dodici segni zodiacali: la coppia dei pesci, nella sua polarità, rispecchia il doppio movimento della materia verso lo spirito e dello spirito verso la materia. Rappresenta quindi un simbolo positivo, riferito alla vita e alla fecondità, da sempre utilizzato da diverse religioni proprio come segno di rinascita: in quest’ottica la Primavera in Mare è considerata un positivo presagio di un evento che ancora si deve verificare, fondamentale per la nostra vita e quindi voluto, ricercato e trepidamente atteso come il magico rinnovarsi della primavera.
In questa poesia di Corrado Govoni, con scioltezza si immagina la primavera del mare, rapportandola alla primavera in terra; al di là dei contenuti, sono coinvolgenti le immagini sognanti che l’autore ci propone, del fieno che si ammucchia nelle nuvole fresche e delle strade bianche che si perdono tra le siepi dei venti. Ma l’immagine forse più bella in questo continuo intreccio di vita marina e terrestre è quella dell’invisibile pastore che tosa al largo il suo gregge fatto d’infinite onde spumeggianti, tanto che a riva giungono, con la spuma, innumerevoli batuffoli di lana. E dunque basta pensare che il campo sia il mare: qualcuno lo falcerà ammucchiando covoni di nuvole, qualcuno vi pascolerà quelle greggi di onde, le toserà disperdendo fiocchi di lana, e un aroma di biancospino si diffonderà a tratti nell’aria che precede la primavera.
La primavera del mare (1915)
Anche il mare ha la sua primavera:
rondini all’alba, lucciole alla sera.
Ha i suoi meravigliosi prati
di rosa e di viola,
che qualcuno invisibile, là, falcia
e ammucchia il fieno
in cumuli di fresche nuvole.
si perdon le correnti
come le pallide strade
tra le siepi dei venti,
da cui sembra venire, nella pioggia,
come un amaro odore
di biancospino in fiore.
E certo, nella valle più lontana,
un pastore instancabil tonde
il suo gregge infinito di onde,
tanta è la lana
che viene a spumeggiare sulla riva.
Verdognolo e lillastro, come l’arcobaleno
gemmeo elastico refrigerante:
d’accordo con il cielo
profondo arioso concavo specchiante,
come il cristallo con il fiore;
tutto abbandoni e improvvise malinconie,
come il primo amore.
Così fresco ed azzurro,
come se trasparissero
dalla sua limpidità
le sue tacite foreste
sottomarine
avvinghiate di alghe serpentine;
quest’edera senza foglie;
scorse dai freddi scivolii
di pesci di maiolica e d’argento,
alati come uccelli muti,
tra i coralli irrigiditi:
questi peschi sempre fioriti.
Son le rondini, fisse, le conchiglie.
E le lucciole, enormi, son le seppie morte,
lanterne sorde
di palombari annegati,
fari di naufraghi pericolati.
Una barca, con un’immensa vela,
sembra qualche straccione
fermo in un crocevia sotto l’ombrello
in attesa che passi l’acquazzone.
Il fiore simbolo della Primavera in Mare non può che essere la primula. Il suo nome deriva dal latino primus e indica che si tratta di una pianta a fioritura precoce, che anticipa la fine all’inverno. Secondo una leggenda, il 21 febbraio di un anno sciagurato, nella notte dei tempi, l’Inverno non voleva andarsene, dicendo che non trovava più la slitta per partire; era diventato vecchio, sordo e cattivo e gli abitanti del bosco erano infreddoliti, affamati e arrabbiati: volevano che se ne andasse per lasciare il posto alla Primavera. Cominciarono a maledirlo, a tirargli i sassi, finché lui si arrabbiò e prima ancora che la Primavera uscisse dal suo castello fatato mandò il vento di tramontana a rapirla e rinchiuderla in una grotta di ghiaccio e fango, costruita apposta dal suo amico Gelo. La Lepre assisté alla scena e corse ad avvisare gli altri animali. L’Aquila volò ad avvisare il Sole, che era amico della Primavera e stava diventando sempre più alto e forte. Il Sole allora incaricò San Pietro, che fra le tante chiavi ne aveva anche di magiche, e questi lanciò sulla Terra, in una località che portava il suo nome, le chiavi per aprire la grotta. Nel punto in cui esse caddero, spuntarono tante primule d’oro come il Sole, per scaldare il sentiero dove l’infreddolita Primavera avrebbe camminato una volta liberata. E così gli animali del bosco corsero ad aprire la grotta ed accolsero in un tripudio di canti e feste la Primavera, che da San Piero a Grado si avviò verso il mare, dove si tuffò per lavarsi dal freddo fango della grotta invernale... e fu così che le andarono incontro una moltitudine di pesci, anch’essi felici per la sua liberazione, e cominciarono a farle festa girandole intorno e saltando fuor d’acqua. L’inverno scappò verso il Polo Nord giurando di vendicarsi l’anno successivo, tra le grida di gioia e scherno degli animali in festa.
Erano nate le primule e da quel giorno si festeggiò la Primavera in Mare!
Gemma
Che ti mormora il sangue negli orecchi e alle tempie
quando è là di febbraio che nel bosco
ancora risecchito corre voce
d'una vita che ricomincia e oscura
geme negli animali insonni, s'agita
nel mare ed oltre il mare nei paesi
ricchi e strani ove a tempo il fachiro
nella bara di vetro tra vipere si sveglia?
Nei mesi alterni, nella primavera scontrosa
un vento cupo chiama alla fatica
per la notte piovigginosa i semi
e le radici esauste e le ceppaie. è il tempo
che soffia nelle ceneri, ravviva
le faville sopite, dalle antiche
ferite spiccia sangue. Tutt'intorno
gli alberi consueti mettono fiori strani.
Rivedo le mie donne, i miei cari,
tra l'uno e l'altro il tempo, il vento, l'uggia. (Mario Luzi, 1952)
Sole di febbraio
Sole dipinto su chiazze di neve
di tra gli alberi scarni. Le colline
si piegano soavi ad invocare
passi di giovinezza. è tardi, è tardi
ora e il riassaporarli amaro.
Ma è felicità nell'aria, e voglia
d'incontri ha il cuore per solinghe strade,
dove già forse qualche orma di primule
lascia coi nudi piedi primavera. (Francesco Pastonchi, 1949)
Febbraio
Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa,
rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
periglioso e mutante. (Vincenzo Cardarelli)
Come al gioco del nascondino, le primule sono bambine nascoste nel gelo e sentono che Febbraio le sta cercando e tra poco dirà: “Trovate!”. (Fabrizio Caramagna)
Siti internet
“Oggi, 21 febbraio, è primavera in mare” - TG Regione
“È primavera in mare” - l'A4... di LabArtArc edizioni n.189
“Primavera, un esplosione di vita in mare” di Marcello Guadagnino - Il giornale dei marinai
“Febbraio, il mese dei riti di purificazione e dei defunti” di Germana Orabona - cronistoria.altervista.org