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Il Palio di San Ranieri





Il Palio di San Ranieri
di Renato Mariani Pisano


        Nel basso Medioevo a Pisa vi erano competizioni sia sulla terra che in acqua. Le regate in Arno si svolgevano solamente durante i periodi di pace, ma ogni gara fu annullata durante la dominazione fiorentina. La tradizione è stata recuperata solamente nel 1635 per la festa dell’Assunzione. In tale occasione i vincitori, oltre al palio, ricevevano da sempre come premio degli animali: buoi, pecore, maiali, galli che rappresentavano le vincite migliori, mentre le oche erano considerate di poco valore. Alcuni anni dopo molti dei giochi furono spostati al 17 giugno, giorno di San Ranieri che era diventato patrono 3 anni prima.

        Il Palio (la gara stessa nella quale è offerto un palio in premio al vincitore) o Regata di San Ranieri è un palio remiero che si disputa il giorno in cui si celebra il patrono di Pisa. La gara, preceduta da un corteo storico sui lungarni, è disputata in Arno tra quattro equipaggi in rappresentanza dei quattro quartieri storici della città: la barca del quartiere San Francesco è contraddistinta dal colore giallo, quella di Santa Maria dal celeste, quella di San Martino dal rosso, quella di Sant'Antonio dal verde. Nel 1934 si fregiava del colore celeste il quartiere di Porta a Piagge, ma nel 1947 rientrò nella giurisdizione della Canottieri San Francesco (con Pratale, Don Bosco e San Biagio). Nello stesso anno fu costituita la Canottieri Santa Maria-Porta Nuova, a cui fu assegnato quel colore. Ai giorni nostri la regata si svolge lungo un percorso di 1500 metri di voga controcorrente con partenza dal Ponte della ferrovia ed arrivo al palazzo Mediceo. La prima edizione notturna fu nel 2011.

        Lo scritto che segue è la fusione di due interessanti note pubblicate dal Comune integrata con notizie e precisazioni di R. Mariani e di altri membri di StilePisano.

        La parola palio deriva dal latino pallium, antico indumento romano costituito da un pezzo di stoffa rettangolare che veniva indossato così come usciva dal telaio, senza nessun intervento di taglio o cucitura. Nel medioevo il palio, rappresentato da una ricca stoffa lunga alcune braccia, veniva usato per accogliere re e imperatori, ponendolo sopra le loro teste come un baldacchino, o offerto su aste o lance come un vessillo, tanto da far assumere alla parola palio anche il significato di bandiera o stendardo. Notizie di queste accoglienze possiamo trovarne nella “Cronaca di Pisa” di Ranieri Sardo. Anche i premi che venivano offerti in dono ai vincitori nelle corse medievali, solitamente di cavalli, consistevano in alcune braccia di seta, lana o velluto, e venivano indicati come palii. Si trattava perciò di “correre per vincere il palio” dizione che più tardi si abbreviò in “correre per il palio” o “correre il palio”, tanto che questa parola in seguito non indicò più il premio ma la gara disputata per vincere il premio stesso. Il Palio di San Ranieri discende dalla tradizione degli antichi Palii che erano corsi probabilmente su vacchette a otto remi (vedi Fabrizio Franceschini), fin dal Medioevo, ma nel tempo il nome e il tipo di imbarcazioni cambiarono. Le prime tracce certe del palio marinaro Pisano risalgono al XIII secolo quando le cronache ricordano un palio svoltosi nell'anno 1292 in occasione delle celebrazioni in onore dell'Assunzione al cielo della Vergine. Nel 1292 i Fiorentini attaccarono Pisa e saccheggiarono le campagne. Per umiliare la città il 24 giugno, festa di San Giovanni, organizzarono un palio [di cavalli] presso le porte di Pisa, come racconta Giovanni Villani L'attacco fu respinto dagli armati di Guido da Montefeltro e la città poté a sua volta festeggiare, il 15 di Agosto, con sontuosi addobbi della Piazza del Duomo, processioni, illuminazioni e regata.

        Sappiamo che in Pisa la festa dell’Assunta era confermata pubblicamente il primo di agosto con un particolare cerimoniale. Venti cavalli coperti da gualdrappe scarlatte, con dipinte le “armi” della Comunità, uscivano dalla città cavalcati da giovani vestiti di abiti ricchissimi, per proclamare i palii che dovevano vincersi in terra ed in Arno. Tra i documenti degli Anziani di Pisa troviamo che il premio per il vincitore, sia per competizioni in terra che in acqua, anche a Pisa non era costituito solo dal drappo o palio propriamente detto, ma anche da animali, come un bue, un montone, un porco, un gallo ed un papero per l’ultimo arrivato. è interessante notare come fosse molto più alto il valore dei palii rispetto agli animali posti in premio, e che questi beni, essendo destinati a festeggiare l’Assunta fossero esenti da gabella.

        Dopo la prima caduta della città sotto il dominio fiorentino (1406) la regata conobbe alterne vicende. Storicamente importante fu quella organizzata dai fiorentini nel 1440 per festeggiare la loro vittoria sui milanesi del duca Filippo Maria Visconti, avvenuta ad Anghiari il 29 giugno di quell’anno. Così la ricorda l’annalista Pisano Tronci: “in Pisa fu corso un palio per Arno con fregate a dodici remi. La mossa fu dal monastero d’Ognissanti (N.d.R. in Ripa d’Arno presso la chiesa dei SS. Vito e Ranieri) fuori dalla città, fino al ponte della Spina (oggi della Fortezza), per il quale (Tronci scriveva nel 1682) si va in fortezza; e a chi primo toccò la meta fu dato in premio un vitello coperto di scarlatto con l’arme della repubblica fiorentina da un lato e quella del Comune di Pisa dall’altro”.

        Nel 1494 furono i Pisani che in segno di giubilo per la promessa di libertà dai fiorentini fatta loro da Carlo VIII vollero correre in Arno un Palio. Riferisce lo storico Giovanni Portoveneri nel suo “Memoriale” che il 22 giugno 1495 si corse in Arno una regata con un palio di raso in seta al primo brigantino, al secondo un palio di panno, al terzo un paio di calze. Poi fu definitivamente stabilito anche il tipo di imbarcazione da usare, la fregata. Antonio Cosi (?), nella sua relazione al Consiglio dei Priori afferma che la fregata non differiva dalla lancia se non di nome e che quest’ultima aveva meno velocità per la mancanza di “apposticci”. Gli apposticci sono i supporti laterali sporgenti dal bordo delle imbarcazioni destinate a questa regata, a mo’ di corridoio, su cui sono collocati gli scalmi. La corsa doveva dunque essere di “fregate” e non erano ammesse altre imbarcazioni quali lance, gondole o simili.

        Come anticipato, dopo la definitiva conquista di Pisa da parte di Firenze nel 1509, la regata cadde in disuso e solo nel 1635 il Consiglio dei Priori, per volontà del cittadino Pisano Antonio Bartaloni Seppia. Costui aveva disposto, nel 1631, che dopo la sua morte dovesse essere corso annualmente un Palio del valore di 50 scudi, per la Festa dell’Assunta. Così riprese l’usanza di correre il Palio in Arno. La corsa doveva essere effettuata alle quattro del pomeriggio, seguendo un preciso cerimoniale: il Palio veniva esposto sopra l’antenna del Ponte di Mezzo ed in Arno in prossimità del ponte stesso veniva collocata una chiatta con un’altra antenna, sulla cui sommità era posta una banderuola o fiamma. Le imbarcazioni ammesse al Palio, radunate intorno all’antenna, dovevano andare alla volta del Ponte a Mare “e questo non per vincersi o perdersi il Palio da esse, ma per bel vedere e gusto della città”. Ogni imbarcazione, giunta al ponte a Mare, doveva prendere l’estratta posizione ed attendere il segnale di partenza. Nel 1718 alcune delle fregate che corsero il Palio, per la prima volta dedicato a San Ranieri e non all’Assunta, portavano i nomi gloriosi delle galere Stefaniane che avevano partecipato alla Battaglia di Lepanto (1571) combattuta contro i Turchi per il predominio della Cristianità. è logico comprendere come queste gesta avessero suscitato un grande entusiasmo specialmente a Pisa sede dell’Ordine e dell’arsenale dove le galere erano costruite, e che nel riproporre il Palio in Arno fosse logico fare riferimento a questa battaglia, anche se l’ultimo scontro navale al quale presero parte le navi dell’Ordine ebbe luogo nel 1719 quando due galere Stefaniane catturarono tre legni corsari lungo le coste della Sardegna. Nel 1737 l’arrivo del Palio, ormai consolidato come regata di San Ranieri, fu effettuato sul tratto di fiume prospiciente l’attuale Lungarno Mediceo, su richiesta del Duca di Montelimar, ospitato in uno dei palazzi lì situati, e da quel giorno l’arrivo fu mantenuto sempre in prossimità del Palazzo Medici (oggi sede della Prefettura).

        Ferruccio Bertolini scrive: “Nel 1872 vennero distrutti diversi scali, costruite le spallette con i muri di contenimento come vediamo oggi, quindi l’Arno si allontanò dalla città, non fu più una via di comunicazione e le feluche e le fregate andarono sparendo. Anche questo contribuì a far dimenticare la vocazione marinara ai Pisani e il palio ne risentì. L’Arno rimase frequentato per l’estrazione della sabbia e per il traino delle imbarcazioni. Sarebbe meraviglioso se un domani l’Amministrazione Comunale decidesse di rifare gli antichi scali sui Lungarni, questo riavvicinerebbe i Pisani e i turisti al fiume. Dal 1934 la Regata di San Ranieri venne riconosciuta dalla Federazione Italiana canottaggio a sedile fisso, difatti in questa categoria è la Regata più antica d’Italia.”

        Oltre ai Palii per San Ranieri si ebbero altre edizioni famose, corse in occasione di particolari avvenimenti: nel 1763, per la nomina a Granduca di Pietro Leopoldo, nel 1801 in omaggio al re Ludovico d’Etruria, nel 1839 per il famoso Congresso degli Scienziati, nel 1860 quando i barcaioli di Pisa corsero spontaneamente una regata in onore dei genovesi che avevano restituito il 22 aprile le catene del Porto Pisano, e nel 1864 per il Centenario Galileiano. Dal 1940 al 1946 il Palio non fu disputato per gli eventi bellici e per le loro conseguenze; le edizioni dal 1967 al 1969 non furono disputate per i danni provocati dall’alluvione del 4 novembre 1966; quelle del 1973 e del 1977 per la concomitante Regata delle Antiche Repubbliche Marinare e quelle del 1975 e del 1976 per motivi di ordine pubblico.

        Le imbarcazioni usate per il Palio di San Ranieri sono del tipo ad otto vogatori più timoniere ed il montatore. Quest'ultimo deve arrampicarsi su un pennone alto dieci metri, posto al traguardo su di una piattaforma galleggiante e recuperare il "Paliotto", la bandierina azzurra che conferma la vittoria, perché ce ne sono tre in cima al palo, tutte di colore diverso. L’azzurra rappresenta la vittoria, la bianca il secondo posto, la rossa il terzo. L’ultimo montatore rimane senza bandiera. Anche questa particolare modalità di assegnazione della vittoria si ispira all'impresa di Lepanto quando le truppe cristiane, una volta abbordata l'ammiraglia turca, si impadronirono della fiamma da combattimento posta sul pennone dell'imbarcazione musulmana. Le imbarcazioni furono realizzate, in occasione del ripristino della manifestazione nel 1935, dal Cantiere Fontani in particolare da Odoardo detto Pallino, titolare del cantiere lungo la golena d’Arno sul viale D’Annunzio. Erano costruite in legno, lunghe 11 metri, larghe 2,20 metri e del peso di circa 700 chilogrammi l’una. I remi erano lunghi 4,60 metri e pesanti oltre 18 kg. Gli scafi ricalcavano fedelmente se pure in scala ridotta la linea delle “galere sottili” dell’ordine Stefaniano a forma di fregata, con gli scalmi sugli apposticci (N.d.R. bordi) come la tradizione richiedeva. Queste imbarcazioni sono state utilizzate fino all’edizione del 1984. Di queste barche nel maggio 2017, grazie alla collaborazione tra Comune di Pisa e Navicelli Spa, è stata completata la ristrutturazione dal maestro d’ascia Antonio Patania che in un anno, utilizzando prevalentemente materiali originali, ha recuperato le imbarcazioni. Si tratta di strutture in legno, con l’ossatura in rovere e il fasciame in larice. Tra i cantieri parte attiva nel recupero, il cantiere di Alberto Fontani, nipote dei costruttori delle prime barche sulla base di disegni dell'ufficio storico del Comune: “Nel 1935 mio nonno costruì queste quattro imbarcazioni che navigarono fino al 1984 dopo subirono un restauro nel 1981 mentre dal 1979 vennero costruite ed utilizzate quelle in vetroresina (N.d.R. molto più veloci e leggere), dapprima per l'allenamento, poi progressivamente furono volte a sostituire quelle più antiche”.

        Dal 1979 ogni nuova imbarcazione rappresenta uno dei quattro quartieri cittadini, individuati idealmente per la suddivisione della città in quattro settori dall’intersezione delle due principali vie cittadine, aventi direzione nord - sud, e l’Arno, direzione ovest – est. Quella che, giunta all’arrivo, riusciva con un suo componente dell’equipaggio a salire sull’antenna e prendere la bandierina aveva vinto il Palio. In cima al palo le bandierine sono tre, tutte di colore diverso. L’azzurra rappresenta la vittoria, la bianca il secondo posto, la rossa il terzo. L’ultimo montatore rimane senza bandiera e riceve come premio di consolazione due paperi , come vuole la tradizione che si rifà alle origini della gara stessa, ma di recente questa usanza è stata interrotta.

Per gli amanti delle statistiche con riferimento alle edizioni dal 1934 al 2019 (71 +1 con squalifiche):
Vittorie di Santa Maria        28
Vittorie di San Francesco        6
Vittorie di Sant’Antonio        24
Vittorie di San Martino        14
Vittorie di Tramontana        34
Vittorie di Mezzogiorno        38


Bibliografia

“La Regata Storica Pisana Palio di San Ranieri” di Giovanni Armillotta, pagina web personale;
“Folklore pisano. Gioco del ponte, Luminaria di San Ranieri, Regata storica” di Pier Luigi Pini, Pisa, 1958;
“La regata storica di San Ranieri” di Roberto Balestri e Letizia Badalassi, Pisa, 2014;
“Giochi d'Arno” di Francesca Petrucci, Pisa 2018;
“Pisa – Identità e tradizioni” di Gabriella Garzella, Giuseppe Meucci (a cura di), Pisa, 2019.