Gloriosa Pisa
Gloriosa Pisa (*)
Gli anni della potenza Pisana
di Renato Mariani Pisano
“... Pisa ferita ed ancor non riavuta dalle piaghe dell’eroica essenza Tua di Gloriosa Repubblica. ...” (dall’Ode a Pisa di Mauro Marrocco)
Da “Il Bello di Pisa” dell’l’archivista e ricercatrice Sarah Tiboni riporto: “E' emerso come nel contesto Pisano (N.d.R del basso Medioevo) le fonti normative e la letteratura coeva, prodotto della percezione da parte del potere istituzionalizzato e della cittadinanza, siano particolarmente ricche di rimandi e citazioni sull'utilità e sulla bellezza della città. Dalle fonti documentarie pervenute emerge un'idea di grandiosità diffusa della città e della sua potenza che non manca di riflettersi sulla sua immagine, rimandandone una percezione di bellezza urbana”; e : “Dalle fonti indagate emergono dunque le varie forme di bellezza con cui gli abitanti di Pisa “sentivano” la città, dalla qualità formale all’identità della città e dei suoi spazi urbani, e la sua ricezione da parte del governo comunale agli esordi della gestione del patrimonio civico, dalla volontà politica di intervento al sapere tecnico, alla capacità amministrativa, alla convergenza delle attese dei cittadini.” (N.d.R Proprio come ai giorni nostri !!!)
La Pisa Repubblicana dall’XI (1080/1085) al XIV (1509 E.v.) secolo non trascorse mai un decennio in pace. Dal 1080 era stata governata da dodici Consoli, da venti Senatori indicati, e dal general Consiglio. I primi non solamente dirigevano le cose politiche, ma per anco amministravano la giustizia criminale e civile. Nel 1190 senza che ci siano prove dell'abolizione dei Consoli, è certo che fu creato un Potestà, che si continuò quindi ad eleggere negli anni successivi.
Il Territorio Pisano e le Isole del Mediterraneo soggette alla Repubblica non bastavano a produrre ricchezza sufficiente ad armare flotte così imponenti e ad equipaggiarle; il commercio Pisano, fonte inesauribile di ricchezze, dovette perciò essere estesissimo. Per questo anche le flotte mercantili, come le grandiose flotte da guerra, erano composte da numerosissimi vascelli; le manifatture, tutte ovviamente artigianali, erano nel più florido stato e contribuivano a creare quell’opulenza di cui leggiamo nelle Cronache. Finucci, infatti, nella Istoria militare Pisana scriveva: “Se la Pisana Repubblica faceva tanti sforzi per mantenere la di lei potenza sul mare e il di lei commercio, i suoi bastimenti mercantili dovevano essere corrispondenti alle sì grandiose flotte guerriere e perciò numerosissimi. In conseguenza grandissimo esser doveva il numero dei Pisani che vivevano sul mare, e grandissimo di quelli che vivevano, come abbiamo osservato, stabiliti in Puglia, in Calabria, in Sicilia , nei Porti dell'Adriatico, in Morea (N.d.R Peloponneso), in Romania, nella Siria, nella Palestina, in Armenia , in Cipro, in Candia, in Egitto, in Tunisi, in Marocco, nella Spagna, nella Provenza ecc., giacché in quei tempi non essendovi l’uso delle poste, il commercio richiedeva che un gran numero di nazionali (N.d.R Pisani) vivessero stabiliti in tutti quei paesi con i quali si aveva relazione di traffico.” Di conseguenza molti Pisani avevano fondato porti o colonie o fondachi (quartieri) o basi sulle coste del Mare di Alborán, del Mare delle Baleari, del Mar Ligure, del Mare di Sardegna, del Mar Tirreno, del Mar Adriatico, del Mar Ionio, del Mar Egeo, del Mar di Marmara, del Mar Nero e del Mar d’Azov. Queste nel XII secolo le località più importanti, anche se la presenza Pisana fu breve, dipendendo dagli esiti delle guerre in corso: Eivissa, Formentera, Mallorca, Menorca, Corsica, Gorgona, Sardegna, Calabria, Sicilia, Lipari, Lampedusa, Pantelleria, Tunis, Mahdiya, Béjaïa, Bouna, Akka (o Tolemaide), Ascalona (Ashkelon), Giaffa, Gerusalemme (Yerushalayim), Laodicea (Lattakia), Caesarea, Tolmeta, Nablus, Sidone, Beirut, Tiro, Tripoli di Siria (Ṭarābulus esh-Shām), Antakya, Konstantinopolis, Tanais, Pola e Zara (Zadar) e sicuramente altre località marittime nelle Isole Ionie, allora bizantine.
Alessandro da Morrona nel 1787 così descrive la potenza Pisana: “Pisa Repubblica che fra le più famose dell'Europa; come furono Genova, e Venezia, poggiò in fama di grande e onorò se stessa, e l'Italia. Ella per più di due secoli fu il terror de’ Seracini. Ella fregio decoroso degl'Imperatori [e Re e Papi] soccorsi d'arme dette, e sparse tesori a prò di essi, e d’Enrico VII in ispecie. Corredata di un magnifico e celebre Porto potentissima in mare divenne, e fu dominante altera di tutte le Isole Tirrene traendo profitto dalle ricche miniere del ferro e dell'argento dell'Elba. Distendendo il suo dominio dall' Isola del Corvo verso Lerici fino a Civitavecchia [comprese le isole], padrona fu di più di 500 Castelli, e terre di mura cinte in Toscana; e per lo spazio di venti anni fu Signora di Lucca. Abbondante ella di cittadine genti, e di straniere ancora per attestato del Monaco Donizzone [XII sec. Vita Mathildis] distese colle prime il suo impero nell'Oriente, e quivi si arricchì di stabilimenti in tutte le piazze commercianti al pari dei potenti Veneziani, e dei Genovesi. Dessa la Legislatrice del mare non senza ragione si denomina. Fu rispettata per i Consoli che teneva in Napoli, in Capua, in Puglia, in Calabria, in Venezia, in Palermo, in Messina, in Agrigento, in Cipro, in Costantinopoli in Accon [prima Tolemaide oggi S, Giovanni d’Acri o Acca in Israele], per tutta la Siria, in Gerusalemme, in Babilonia, nel Cairo, in Antiochia, in Tripoli [di Siria], in Tiro, in Damiata [Damietta], in Alessandria, in Tonis [Tanais, oggi Rostov], e nelle marittime piazze delle Spagne [Mare di Alborán e Mare delle Baleari]. A tanta gloria d’armi e di commercio quella di onorar le lettere, e di ristorar le Bell'Arti [Architettura, scultura, pittura, ceramica] smarrite, principal argomento di quest'opera, in lei si aggiunse. Considerata divenne per la sua Zecca che fu ben florida per via di ragione, se alle narrate cose il pensier si rivolge. Tracciando gli accreditati Monetografi, il Muratori, il Carli, l'Argelati, ed il Zanetti, ella improntò monete in rame, in argento, ed in oro dal tempo de' Franchi e de' Longobardi fino ai primi anni del Sec. XVI; meno le note interruzioni fu la sua moneta attiva, ed ovunque comune; e con la Lucchese per la Toscana circolava. Ma ad una Signorìa così potente chi fu mai che arrecò l'ultima sera? Racchiudendo essa alto cuore, non forza d'armi fu al certo, giudice ordinaria delle disputanti Nazioni, perché nella sua decadenza fu capace di far fronte a tutti i Guelfi, ed agli altri esteri nemici d'invidia uniti pel soverchio ingrandimento di lei. Bensì dei propri figli i tradimenti dal primo d'Ugolino incominciando, le inasprite ostilità, e le ostinate cittadine discordie sotto i nomi funesti di Guelfi, e di Ghibellini, di Bergolini, e di Raspanti, poi degli Agnelli, degli ingrati Appiani, e dei Gambacorta in fine, desse tutte insieme senza prender pietà dell'oltraggiata augusta Donna gareggiarono col tempo distruggitore delle Città più superbe, e dei Regni a spegnere la vita di lui.”
Talvolta i Pisani rimasero padroni di alcune località solo per pochi anni ma in ognuno di quei luoghi possiamo trovare, anche ai giorni nostri, tracce della presenza di Pisa. Queste sono ancora presenti ai nostri giorni: 1) il Castello Pisano a Gerusalemme; 2) il Castellum Castri de Càllari, rocca dei Pisani; 3) la Torre Pisana a Marciana Marina, Isola d’Elba; 4) la Rocca Pisana a Scarlino, Grosseto; 5) il Campo Pisano (frazione di Iglesias); 6) il Quartiere Pisano a Acri; 7) Cala Pisana a Lampedusa, 8) la chiesa di San Giacomo dei Pisani la (1138 Gambacorti o 1238 Federico II), poi di San Giacomo della Spada poi San Giacomo degli Italiani, oggi sconsacrata, a Napoli; 9) la loggia dei Pisani a Palermo; 10) la chiesa San Pietro dei Pisani a Istanbul; 11) la Croce dei Pisani (1411) nel Museo della Cattedrale (San Martino) di Lucca, 12) la Quadratura dei Pisani (1377, Fortezza vecchia) a Livorno, 13) la Tettoia (no Loggia) dei Pisani (visibile fino al 1871 e poi distrutta) in Piazza della Signoria a Firenze, 14) la Rocca Pisana (o Aldobrandeschi) a Giglio Castello; 15) la Loggia dei Pisani inglobata in Palazzo VII Aprile a Marsala; 16) Sasso Pisano, borgo medioevale; 17) la Torre Pisana del castello di Lerici e perfino un altro 18) Porto detto Pisano alla foce del Tanais (Don), oggi Azov sobborgo di Rostov; 19) il porto Pisano a S. Giovanni .d’Acri; 20) la Torre Pisana del Castello di Lombardia a Enna; 21) Cala Pisanu nel tratto di costa ovest di Villasimius. Ben poche1) il Castello Pisano a Gerusalemme; 2) il Castellum Castri de Càllari, rocca dei Pisani; 3) la Torre Pisana a Marciana Marina, Isola d’Elba; 4) la Rocca Pisana a Scarlino, Grosseto; 5) il Campo Pisano (frazione di Iglesias); 6) il Quartiere Pisano a Acri; 7) Cala Pisana a Lampedusa, 8) la chiesa di San Giacomo dei Pisani (1138 Gambacorti o 1238 Federico II), poi di San Giacomo della Spada poi San Giacomo degli Italiani, oggi sconsacrata, a Napoli; 9) la loggia dei Pisani a Palermo; 10) la chiesa San Pietro dei Pisani a Istanbul; 11) la Croce dei Pisani (1411) nel Museo della Cattedrale (San Martino) di Lucca, 12) la Quadratura dei Pisani (1377, Fortezza vecchia) a Livorno, 13) la Tettoia (no Loggia) dei Pisani (visibile fino al 1871 e poi distrutta) in Piazza della Signoria a Firenze, 14) la Rocca Pisana (o Aldobrandeschi) a Giglio Castello; 15) la Loggia dei Pisani inglobata in Palazzo VII Aprile a Marsala; 16) Sasso Pisano, borgo medioevale; 17) la Torre Pisana del castello di Lerici e perfino un altro 18) Porto detto Pisano alla foce del Tanais (Don), oggi Azov sobborgo di Rostov; 19) il porto Pisano a S. Giovanni .d’Acri; 20) la Torre Pisana del Castello di Lombardia a Enna; 21) Cala Pisanu nel tratto di costa ovest di Villasimius. 22) la Rocca Pisana a Scarlino (GR). Ben poche altre città possono vantare qualcosa di simile.
Nei primi secoli del secondo millennio la Repubblica Pisana si era ingrandita a tal punto da sembrare troppo potente agli altri Stati: perciò Genova, Venezia e le Città Toscane assai forti in quei tempi per ricchezze, commercio, e potenza militare, come anche molti Principi della Penisola cercavano di indebolire il suo potere con continue guerre derivate da alleanze offensive e difensive. Quali fossero la potenza, la ricchezza e la prosperità di Pisa si può facilmente dedurre dagli scritti di storici e cronisti e da manoscritti anonimi che descrivono i molti successi navali e terrestri, pur ricordando anche le pochissime sconfitte, o esaltano le glorie artistiche di Pisa, opere d’arte che ancora oggi possiamo ammirare nella nostra città o altrove, purtroppo. Una delle ultime battaglie, alla Meloria, colpì duramente la potenza della Repubblica Pisana.
L’attributo “GLORIOSA” del titolo si ritrova anche su una moneta longobarda(*) del VII secolo e anche su una moneta di argento, forse del XII secolo, che ha nel diritto la Croce e intorno GLORIOSA PISA e nel rovescio ancora la Croce e la sillaba VI ripetuta sette volte, il cui significato ha originato varie ipotesi. La gloria ottenuta era però attribuita alla Madonna (Protege Virgo Pisas) molto spesso presente anche sulle monete Pisane; sopra alcune, addirittura del XVIII secolo, vediamo sul diritto la Vergine velata o assunta e le parole SVP (super omnes) SPECIOSA(*) e sul rovescio la Croce Pisana con le parole (anno) ASPICE PISAS (Magnifica sopra tutte guarda Pisa).
Infine riporto i nomi degli autori che fino al XIX secolo hanno descritto le glorie di Pisa per facilitare la ricerca di notizie inerenti l’argomento, precisando che, oltre quelli che hanno esaltato Pisa e di seguito citati, sono esistiti anche altri cronisti(1) dei fatti storici e artistici di Pisa:
Liutprando (X secolo), Istorico e Vescovo di Cremona, nell’Antapòdosis;
Gaufredus Malaterra (XI secolo), Monaco, in De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius;
Pietro Diacono (XI secolo) nel De viris illustribus Casinensis cenobii;
Caffaro di Rustico (1080 ‒ 1166) negli Annali Genovesi;
Enrico da Pisa, Canonico, nel Liber Maiolichinus de gestis Pisanorum illustribus;
Anonimo (XI secolo) nel Carmen in victoriam Pisanorum;
Bernardo Maragone o Marangone (XII secolo) Pisano?, negli Annales Pisani;
Anonimo (XII secolo) in Gesta Triumphalia per Pisanos Facta;
Donizone di Canossa (XII secolo) nella Vita Mathildis;
Giacomo di Vitry Cardinale (XII secolo) nell’ Historia orientalis;
Anonimo (XII secolo) nella Cronica Beneventana;
Pandolfo Pisano, Vescovo, (XII secolo) nella Vita Paschalis II;
Bartholomaeus de Neocastro (XIII secolo) nella Historia Sicula;
Giovanni Villani (1280 - 1348) nella Nuova Cronica;
Saba Malaspina (XIII secolo) nella Rerum Sicularum Historia;
Michele da Vico (XIV secolo) Canonico nel Breviarium historiae Pisanae;
Anonimo Monaco Cassinese (XIV secolo) nel Breve Chronicon;
Bartolomeo Sacchi detto Il Platina (1421 – 1481) nel De Principe;
Marcantonio Coccio Sabellico (1436 ‒ 1506) nelle Rerum Venetarum ab urbe condita ad Marcum Barbadicum Venetiarum principem;
Raffaele o Raffaello Maffei detto il Volaterrano (1451 ‒ 1522) nella Geographia ‒
Carlo Sigonio (1520 circa – 1584) nel De regno Italiae;
Benedetto Mastiani (XVI secolo; Pisano, nel De Bello Balearico a Pisanis gesto;
Scipione Ammirato (1531 ‒ 1601) nelle Istorie Fiorentine;
Cesare Baronio (1538 ‒ 1607) negli Annales Ecclesiastici;
Paolo Tronci (1585 – 1648) Canonico Pisano, nelle Memorie Istoriche della città di Pisa (Annali);
Raffaello Roncioni (XVI secolo), Pisano, nelle Istorie Pisane e cronache varie Pisane;
Setaioli Giuseppe, Historie dell’Antichissima Città di Pisa dalla Caduta prima della Repubblica in qua 1406 e seconda 1509 con un brevissimo elogio della sua antica grandezza fatta da me Giuseppe Setaioli suo Cittadino l’Anno 1650 secondo lo stile pisano;
Francesco Maria Fiorentini (1603 ‒ 1673) nelle Memorie di Matilda;
Pietro Cardosi (XVII secolo), Pisano, Memorie Sacre delle glorie di Pisa;
Lodovico Antonio Muratori (1672 ‒ 1750) negli Annali d'Italia e nelle Antiquitates Italicae Medii Aevi;
Alessandro da Morrona (1741 - 1821), Pisano, nei Pregi di Pisa;
Ranieri Tempesti (1747 – 1819), Pisano, in Antiperistasi Pisane;
Giovan Battista Fanucci (1756 ‒ 1834), Pisano, nella Storia dei tre celebri popoli marittimi dell’Italia. Veneziani Genovesi e Pisani e delle loro navigazioni e commercio nei bassi secoli;
Lorenzo Cantini (1765 ‒ 1835) nella Storia del commercio e navigazione dei Pisani;
Ranieri Grassi (XIX secolo), Pisano, in Descrizione storica e artistica di Pisa e de' suoi contorni;
Pio Pecchiai (XX secolo): Gloriosa Pisa. Note storiche: Le imprese marittime; Le insegne; Il carme del 1087, Roma, 1907.
1) Esclusi i Greci, i Latini e a partire dal basso Medioevo fino al XIX secolo ricordo:
Lorenzo da Varna o Varnense o Vornense, Beniamino di Tudela, Pandolfo di Pietro (Masca ?), Pietro da Pisa, Guido da Corvàja o Corvara, Guido da Pisa, Ranieri Sardo, Antonio Roncioni, Giovanni Portovèneri, Bartolommeo Spina, Ranieri Granchi, Renato Seravallini, Raffaele Maffei, Leandro Alberti, Lorenzo Tajoli, Giovan Battista Totti, Filippo Cluvèrio, Ferdinando Ughèlli, Samuel Bochart, Jacopo Arrosti, Tommaso Dempstèro, Enrico Noris, Giovanni Pagni, Anton Francesco Gori, Bernardo Tanucci, Francesco Masi, Giuseppe Martini, Ottavio Angelo d'Abramo, Mario Guarnacci, Flaminio Dal Borgo, Camillo Ranieri Borghi, Saverio Bettinelli, Angelo Fabroni, Stefano Fabbrucci, Francesco Inghiràmi, Antonio Felice Mattei, Emanuele Repétti, Giuseppe Manno, Giovanni Maffei, Antonio Feroci, Francesco Bonaini, Giovanni Sforza, Nello Toscanelli. S.E.& O.
*Moneta aurea longobarda del VII secolo
*Moneta di argento del XVIII secolo