Logo Stile Pisano

Gemma Luziani





Gemma Luziani
(Pisa, 23 settembre 1867 - Rio de Janeiro, 18 aprile 1894)
di Federico Bonucci


Il nome di Gemma Luziani oggi, a più di cent’anni dalla tragica e prematura scomparsa di questa nostra concittadina, è pressoché sconosciuto.
Eppure questa ragazza, nella sua pur breve vita, ha scritto una pagina gloriosa nella Storia di Pisa e della musica mondiale e meriterebbe d’esser ricordata molto di più. Era infatti un genio del pianoforte, possedendo abilità straordinarie che apparvero evidenti fin dalla sua più tenera età, tanto che divenne ben presto famosa in tutto il mondo, meritando l’appellativo di
Gloria Pisana.
Purtroppo il destino è stato crudele con lei, strappandola a questa vita a soli 26 anni. Chissà che traguardi avrebbe raggiunto se avesse vissuto di più.
Ma come talvolta accade, il suo talento artistico fu ereditato dalla figlia e, in altre forme, dalla nipote, che diventerà un’eccellente e famosissima attrice: per scoprire chi è leggiamo il seguente testo, pubblicato nel catalogo della mostra dedicata a Gemma, organizzata dallo scrittore ed erudito pisano prof. Alessandro Panajia - anch’egli suo erede - ed allestita al Teatro Verdi di Pisa nel giugno del 1995.


«Omaggio a Gemma Luziani (1867 – 1894), “Celeberrima pianista pisana”»

    Gemma Luziani, la celebre pianista prodigio, nasce a Pisa il 23 settembre 1867. Il padre Cosimo, un maestro liutaio, rendendosi conto del talento che la bambina dimostra per la musica, la inizia lui stesso, a quattro anni, allo studio del pianoforte per poi affidarla alla signora Elisa Marchiani Bonfanti, maestra al Conservatorio di Sant’Anna.
    La precocità di Gemma ed una vivacità fuori del comune la fanno apparire per la prima volta come pianista nel 1875 in un salotto della Pisa intellettuale ed elegante dell’epoca (Casa Buonafalce di Via Santa Maria). Il salotto è frequentato anche dal Maestro Carlo Ducci, musicista e compositore fiorentino, il quale, colpito dall’eccezionale maturità di questa bambina di sette anni e mezzo, scrive di lei: ...suona con una tale precisione, sapere, anima ed esattezza da fare invidia a molti che invece insegnano ad altri la musica. Sarei fortunato, e mi farà piacere assai, di produrmi insieme per incoraggiare un così precoce talento, che può dirsi il genio della musica.
    Gemma si esibisce in pubblico nel suo primo concerto a Firenze [22 marzo 1875], alla Sala Ducci, accompagnata dallo stesso Maestro, proprietario della rinomata casa musicale di piazza San Gaetano [oggi Antinori]. Il clamoroso successo di questo avvenimento segna l’inizio del destino artistico della Gloria Pisana come la denominavano allora.
    In seguito suona subito nella città natale al Regio Teatro dei Ravvivati [17 aprile 1875], oggi Teatro Ernesto Rossi, dove si può dire che abbia inizio l’intensa carriera della Bambina prodigio o Fenomeno come la descrivono i critici durante la sua infanzia, mentre, dopo l’adolescenza, vedranno in lei un Genio preclaro che onora l’Italia.
    Al Teatro Verdi, allora Regio Teatro Nuovo, Gemma Luziani appare per la prima volta il 5 dicembre 1875. Nel corso della densa vita concertistica suona per Sua Maestà la regina Margherita e per Sua Santità Pio IX.
    Ai suoi concerti assistono famose personalità dell’epoca tra cui Victor Hugo; ella gode, inoltre, dell’ammirazione e dell’affetto dei compositori Jules Massenet, Anton Rubinstein e Camille Saint Saëns. Nel 1881, a seguito dei trionfi e dei riconoscimenti raccolti in tutto il mondo, si stabilisce con il padre a Parigi per perfezionarsi al Conservatoire National. Dopo tre anni ne esce con un Premier Prix che, allora, era accompagnato, oltre che dal diploma e dalla medaglia d’argento, anche da un pianoforte a coda Pleyel.
    Nel 1884 di ritorno in Italia è più che mai acclamata e celebre. Riprende a viaggiare per il mondo con il genitore che, ormai, si dedica esclusivamente alle attività della figlia. Tra padre e figlia, tuttavia, v’è sempre stato un conflitto insormontabile. Fin dall’infanzia di Gemma, Cosimo ha preteso di esercitare un dominio assoluto sulla sua vita. Ora questa imposizione si estende anche alla sfera sentimentale. Gemma decide di ribellarsi.
    Il giorno in cui compie la maggiore età si trova a Venezia e in quello stesso momento fugge via dal padre accompagnata dal fidanzato Fausto Nervi che la conduce a Brescia dove vengono accolti in casa di lui. Il piano è stato meticolosamente studiato per permettere ai due giovani di sposarsi. Il matrimonio ha luogo il 25 agosto 1889 nella cittadina lombarda e testimoni sono il professor Guglielmo Forbeck, maestro di musica, ed il caro amico di famiglia professor Giuseppe Cesare Abba, autore di Noterelle di uno dei Mille. Dopo le nozze segue un momento difficile per gli sposi: devono crearsi un avvenire e proteggersi dalla collera di Cosimo. Per questa ragione Fausto e Gemma decidono di andare in America del Sud per una serie di concerti. Si imbarcano sul Regina Margherita in partenza per il Brasile. Durante la lunga traversata, Gemma partecipa ad una serata di beneficenza ed in questa occasione gli sposi incontrano alcune persone con le quali instaurano una grande amicizia e che saranno loro di aiuto nel trovare una sistemazione all’arrivo a Rio de Janeiro. A Fausto viene proposto un lavoro ed a Gemma, oltre ai concerti, è offerta la cattedra di pianoforte presso la Scuola di Musica di Rio de Janeiro.
    Rimangono in Brasile per cinque anni ed invano, durante questo periodo, Gemma tenta di mettere al mondo il figlio tanto desiderato, ma la sua natura gracile le impedisce di portare a termine le gravidanze.
    Finalmente il 22 febbraio 1894 viene alla luce una bambina: Marta. Al colmo della gioia Fausto e Gemma decidono di tornare in Italia. Il viaggio è fissato per la fine di aprile. Pochi giorni prima della partenza una violenta epidemia di febbre gialla stronca la vita del ventottenne Fausto e, poche ore dopo, quella di Gemma, di un anno più giovane. Marta, nostra madre, rimasta in braccio alla balia, viene riportata in Italia e amorevolmente allevata dalla famiglia Nervi.

Vera, Giorgio e Milena Vukotić

    Roma, giugno 1995
Ebbene sì, la famosissima nipote di Gemma Luziani è proprio Milena Vukotić, celeberrima attrice italiana! La sua nonna pisana riposa tuttora, insieme al nonno Fausto, nel cimitero di San Giovanni Battista a Rio de Janeiro e non sarà mai dimenticata.

Qui di seguito leggiamo l’annuncio della morte di Gemma Luziani e del marito, Fausto Nervi, riportato dal settimanale “Il Ponte di Pisa” di domenica 27 maggio 1894:


“IN MEMORIAM”

    “Un lutto gravissimo per Pisa e per l’arte. La febbre gialla, la terribile malattia Americana ha spento, laggiù, in quelle lontane contrade Gemma Luziani.
    Era nel fiore degli anni, era nel pieno rigoglio dell’elettissimo ingegno. Aveva veduti appagati i suoi desiderii di artista colla onorevole nomina a Direttrice del Conservatorio Musicale di Rio-Janeiro dove era anche insegnante; aveva veduti appagati i suoi desiderii di donna colla nascita di una bambina che ora ha appena due mesi e che (terribile a dirsi) resta sola nel mondo, giacché lo stesso micidiale morbo che uccideva la Gemma Luziani, uccideva a poche ore di distanza il marito!     Non è possibile pensare a quella povera piccina, senza provare un senso di raccapricciante terrore: essa apprenderà a conoscer sua madre solo allorquando sarà in grado di leggerne nelle raccolte de’ giornali le lodi ed i trionfi. Ma forse la grande anima di artista che si agitava nelle esili membra della povera Gemma potrà rivivere in lei e i sorrisi dell’arte potranno concederle qualche conforto a quell’immenso dolore che oggi ancora non prova ma che pur dovrà comprendere un giorno.
    Gemma Luziani era stata una fanciulla-prodigio. Aveva appena 6 anni e già mostrava, in pubblici concerti, l’ingegno maturo e l’abilità meccanica prima del tempo meravigliosamente acquistata.
Molte volte gli ingegni precoci, anche prematuramente si spengono e i resultati non corrispondono alle straordinarie promesse. Invece la povera Gemma, da fanciulla prodigio si trasformò in vera e seria e mirabile artista. La riudimmo, ancor giovanissima ma non più bimba, e volava con ali forti e sicure su pei cieli più alti dell’arte. In lei erano veramente anima e cuore d’artista. Possedeva davvero l’intuito musicale, il sentimento, lo slancio: le ardeva nel petto il fuoco sacro, si agitava nella sua testa un nobile e vivo intelletto. Perciò, mentre sorprendeva i suoi ascoltatori colla mirabile abilità di esecutrice, per cui le sue dita non conoscevano difficoltà di meccanismo, raggiungeva poi il più alto e desiderabile effetto di commuovere, di far fremere chi l’udiva suonare, colla potenza del sentimento e della interpretazione.
    D’ingegno agile e vario, sapeva rendere al tempo stesso tutta la sublime profondità di Beethoven, tutta la passionata larghezza di Mendelsshon, tutta la pura semplicità di Mozart e di Haendel, tutta la dolorosa malinconia di Chopin. E otteneva i più mirabili effetti e i più calorosi successi, senza cader mai in una di quelle smancerie e di quelle affettazioni con cui certi pianisti e in generale certi artisti cercano di conquistare il facile applauso del pubblico grosso; Ella tutto otteneva senza mai nulla concedere alla volgarità ed al mal gusto. Il suo stile era invece sempre puro, elevato, corretto; si manteneva sempre nelle più alte e nobili sfere dell’arte. E non per questo eran meno vivi gli entusiasmi del pubblico; al quale strappava l’ammirazione e l’applauso perché sentiva e faceva sentire: e questo, in arte, è il vero segreto. Ciò, come artista in genere. Come pianista in particolare, possedeva insieme vigore e delicatezza di tocco, grazia e vivacità, dolcezza e passione.
    Dopo aver levato, in vari giri artistici, molto rumore intorno al suo nome ed esser salita in degna fama, risolvette di accettare il posto offertole a Rio-Janeiro, forse perché, maritata, voleva sostituire alla nomade vita della concertista quella tranquilla e quieta della famiglia. Una volta la rivedemmo qui, tornata dall’America, e avemmo anche la fortuna di riudirla privatamente. Poi ripartì, e null’altro sapemmo di lei, fino ad ora che ci giunse la dolorosa notizia della sua morte.
    Commossi a questa notizia volemmo scrivere una parola di Lei che Pisa e l’arte piangono immaturamente perduta, mentre neppure resta il conforto di recare alla sua tomba lagrime e fiori e ghirlande di lauro.”


A Gemma Luziani la città di Pisa ha dedicato uno spazio, la piazzetta attigua al Centro Espositivo Museale “SMS - San Michele degli Scalzi”, presso l’omonima chiesa medievale, lungo il Viale delle Piagge. è in questo quartiere infatti che Gemma nacque nel 1867.
Ecco il link alla notizia dell’inaugurazione, avvenuta nel giugno 2012 alla presenza delle Autorità cittadine e di Milena Vukotić e Alessandro Panajia:
LINK ARTICOLO




APPROFONDIMENTO

Dal libro «Profili femminili - Pisane illustri tra Sette e Ottocento», di Alessandro Panajia (Felici Editore, Pisa 2012):

    Queste tre entusiastiche missive, prive del nome della via e del numero civico ma indirizzate a Pisa, ci riportano indietro di oltre un secolo e fanno soffermare la nostra attenzione su di una figura femminile, oggi quasi del tutto dimenticata, ma che, all’epoca, ebbe un importante ruolo sulla scena musicale italiana ed europea:

    “Alla celebre pianista Gemma Luziani, Pisa
    Parigi, 9 novembre 1882
    Signorina Ho ricevuto i suoi programmi e non si può essere più lusingati dell’onore che Lei mi fa risuonando il mio concerto nel suo secondo concerto. Voglia gradire i miei ringraziamenti e sia certa della mia più alta considerazione.
    Camille Saint Saëns”.

    “Mademoiselle Gemma Luziani - Celebre pianista pisana, Pisa
    Grazie, cara Signorina, del suo fedele ricordo. Lei sa con quale interesse prendo parte al suo grande successo che il suo talento giustifica così bene. Grazie di aver pensato a me nei suoi programmi e mi permetta di dichiararmi Suo devoto.
    Sinceramente Jules Massenet”.

    Mademoiselle Luziani, Premier prix de piano au Conservatoire - 42, rue de Moscou -Paris
    Parigi, sabato sera 21 luglio 1883
    Cara Signorina, tengo a porgerLe le mie felicitazioni personali al voto che le ho dato oggi con tanto piacere. Creda ai miei sentimenti più calorosi e la mia ammirazione per il suo bel talento. Jules Massenet”.

    Gemma Luziani, terzogenita di Cosimo, maestro liutaio, e della livornese Fosca Nucci era nata il 23 settembre 1867 in San Michele degli Scalzi, all’epoca sobborgo della città. Sin dalla più tenera età rivelò le proprie inclinazioni musicali, subito assecondate dal padre, che con grandi sacrifici economici e nonostante la ferma opposizione della moglie, la indirizzò allo studio del pianoforte.
    La molla che fece scattare nella piccola Gemma il sacro ardore per la musica ed in particolare per il pianoforte fu certamente l’attività del padre. Ella, infatti, appena treenne, trascorreva molto tempo nel laboratorio paterno e, attratta da quelle scatole nere che sprigionavano armonie melodiose, invece di baloccarsi con le bambole di pezza, come facevano le sue sorelle Carilda e Ida, prese l’abitudine di sedersi di fronte ad un piccolo tavolo, che nella sua fantasia infantile rappresentava il pianoforte. Con le sue piccole mani, poi, s’illudeva di scorrere la tastiera di questo immaginario pianoforte. Cosimo Luziani, resosi conto del potenziale talento della figlia, iniziò lui stesso ad impartirle i primi rudimenti musicali. Siamo nel 1871 e Gemma ha appena quattro anni.
    Ben presto gli insegnamenti del padre non furono più sufficienti e Cosimo l’affidò alla maestra Elisa Marchiani Bonfanti, docente di pianoforte nel locale, esclusivo Conservatorio di Sant’Anna.
Nell’ottobre 1874 Gemma fu ascoltata dal Maestro Teodulo Mabellini, il quale, scrivendo al dottor Gaetano Buonafalce, così descriveva il talento della piccola pisana:

    “...Ti dirò senza tema d’ingannarmi, che non ho mai sentito in tempo di mia vita e dovunque sono stato, un prodigio di natura uguale alla piccola Gemma Luziani che tu m’avesti il regalo d’inviarmi unitamente a suo padre, onde io la sentissi suonare il pianoforte, e ne proferissi il mio giudizio. Precisione e naturalezza nel portamento della mano, esattezza matematica di misura e di ritmo, ed un accento ed espressione assai superiore alla sua tenerissima età, sono i requisiti che distinguono eminentemente questa cara e rara fanciulla. Oltre di ciò nell’interrogarla sulle teorie elementari della musica la trovai prontissima a rispondere esattamente, e con franchezza. Ciò prova che essa è stata bene istruita dalla sua brava maestra la Signora Elisa Marchiani. Me ne rallegro molto con la maestra medesima, la quale deve essere ben soddisfatta di vedere così precocemente corrisposte con tanta riuscita le cure da essa impiegate verso questa portentosa creatura. Gemma Luziani potrà, a mio parere, prodursi fra breve in pubblico e destare l’ammirazione di tutti. Venendo a Firenze (come suo padre mi diceva io mi darò tutte le premure possibili di presentarla alle distinte signore dilettanti, perché prendano ad interessarsi a lei. So che l’ha sentita anche Ducci; ed egli pure ha offerta la sua assistenza in tale occasione...”

    La bravura e la precocità di Gemma, dotata anche di una vivacità fuori del comune, la fanno apparire per la prima volta come pianista nel novembre del 1874 nel salotto di casa Buonafalce in via Santa Maria, ospite del dottor Gaetano, allora sindaco di Pisa. In tale occasione la Pisa intellettuale ed elegante dell’epoca ebbe modo di apprezzare le sue doti divine. Il quotidiano La Provincia di Pisa il 22 novembre 1874 pubblicò un dettagliato resoconto della serata. Dall’articolo apprendiamo che tra gli intervenuti la sorte volle che fosse presente il compositore e musicista fiorentino Carlo Ducci, il quale, colpito dall’eccezionale maturità di questa bambina di sette anni e mezzo, pochi giorni dopo scrivendo al sindaco Buonafalce così si esprimeva:

    “Ringraziandola molto del favore fattomi di poter sentire suonare al pianoforte la piccola signorina Gemma Luziani non ancora di sette anni, mi prego di esternarle che ne sono rimasto veramente incantato, e maravigliato. Le dirò che in quella tenerissima età mai ho sentito l’uguale, sia in Italia che nei miei viaggi all’estero. Suona con una tale precisione, sapere, anima ed esattezza, da fare invidia a molti che invece insegnano ad altri la musica. Da quello che ho sentito, ben si prevede che prestissimo potrà farsi sentire anche in pubblico, ed anzi in quell’occasione sarei fortunato, e mi farà piacere assai, di produrmi insieme ancora io per incoraggiare un così precoce talento, che può dirsi il genio della musica.”

    Sempre dai giornali dell’epoca apprendiamo che, in occasione di questa prima esibizione di Gemma, in casa Buonafalce:

    “...erano presenti non poche signore intelligentissime di musica: la piccola Gemma con molta disinvoltura si messe al pianoforte e con le sue manine, che non raggiungono nemmeno l’ottava, ma che ella sa adoperare con tanta agilità, eseguì inappuntabilmente difficilissimi pezzi di musica, per cui venne sommamente lodata ed incoraggiata a proseguire nella via intrapresa. La piccola Gemma fu acclamata e festeggiata da tutti, e dalla signora Rizzari ebbe in dono un bellissimo e ricco Breloque, che ella riterrà come prezioso ricordo. [...] L’avvenire ci darà sempre ragione, ed aspettiamo con interesse il giorno in cui il solenne verdetto di un pubblico intelligentissimo darà il battesimo di artista alla signorina Luziani.”

    Grazie all’interessamento di Carlo Ducci, Gemma la sera del 22 marzo 1875 debuttò a Firenze presso la Sala Ducci di piazza San Gaetano (oggi piazza Antinori), coadiuvata dalla signora Ada Chapmann Shillinger, dai sig.ri Prof. Cav. J. Sbolci, dal prof. G. Giovacchini, dal Prof. F. Palamidessi, dal Prof. Vannuccini e dai Maestri Mabellini e Carlo Ducci. Così il signor Biaggi, critico de La Rassegna Musicale del quotidiano La Nazione riferiva l’eco della serata ai lettori:

    “...Come leggevasi negli avvisi e nei programmi del Concerto dato Lunedì l’altro nella sala Ducci, la Gemma Luziani di Pisa è una bambinetta di sette anni, ma a vederla direbbesi che appena ne ha sei e anco meno; così è poca della persona e così è ancora infantile l’aria del suo visino. E intanto le sue dita corrono e volano sulla tastiera con una agilità e con una sicurezza, relativamente parlando, mirabili. E mirabile del pari è il suo tocco, che già ha il legato, e lo staccato, e il piano, e il forte, e l’elasticità, e la leggerezza, se non in grado d’eccellenza, certo assai più che d’embrione. E à pratici non può non essere riuscito ugualmente mirabile un suo artifizio che sta, se così possiamo dire, fra il salto e l’arpeggio, e col quale supplendo alla scarsità delle mani, elle perviene ad eseguire i passaggi ad ottava, mentre è dir molto se, naturalmente, ella tocca la sesta. Ne qui è tutto. Più assai che le felici disposizioni a vincere le difficoltà meccaniche dell’istrumento, è notevole nella bambina Luziani il sentimento musicale, che si rivela nella giusta e costante comprensione della misura e del ritmo, e nel modo di fraseggiare, non ancora animato né ispirato, si capisce, ma sempre a senso. A certe pressioni del tasto, a certe sfumature di suoni e a certi accenti, è impossibile non convincersi ch’ella intende e sente ... assai più e assai meglio, forse, di non pochi di que’ suonatori coi baffi e di quei pianisti-spettacolo di cui l’età nostra è così ostinatamente e così mostruosamente feconda. Al concerto della Luziani, non occorrerebbe nemmen dirlo, si accompagnò un altro concerto di lodi, di applausi, di feste, perché non è possibile non esser profondamente commossi all’aspetto, dirrebesi quasi, di un artista che è ancora tanto lontana dall’essere donna; perché non è possibile non esser vinti dalla meraviglia alla manifestazione di un’arte che nasce da sé, e che dell’uomo non ha quasi nulla, affinché, come dice Dante «si chiami da Dio».”

    Anche il settimanale Touriste recensì il concerto fiorentino:

    “Abbiamo inteso lunedì sera un vero fenomeno, Gemma Luziani, artista di 7 anni che suonava il piano forte come una suonatrice provetta. è un meraviglioso prodigio d’intelligenza musicale. Essa ha eseguito con rara disinvoltura un rondò di Mozart e una sonatina di Clementi. Questo piccolo cherubino, escita appena dalle braccia di sua madre, comprende ed eseguisce felicemente le più piccole sfumature. Ha sorpassato se stessa in due duetti con Carlo Ducci, che ha voluto prestare il soccorso del suo bel talento alla piccolo pianista. La piccola Gemma promette una celebrità di più alla generazione nascente, se essa continua di questo passo sarà la Pleyel dei nostri nipoti...”

    Per inciso è il caso di segnalare che in quella memorabile occasione Gemma eseguì il Rondò classico di Mozart, una fantasia sulla Sonnambula di Bellini, una sinfonia dell’opera Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi e brani di Rubinstein, Clementi, Corticelli e Campana.
    Subito dopo, 17 aprile 1875, Gemma suonò nella città natale al Regio Teatro dei Ravvivati, dove gli intervenuti «goderono di una serata così bella, consacrata a emozioni così dolci e gentili, che ne serberanno memoria. Infatti chi può ridire l’effetto poetico destato da quella simpatica bambina, bianco-vestita, quando posta a sedere di fronte allo strumento che essa domina con sicurezza, ne suscita con precisione e con celerità tante e tanto soavi armonie?».
    Per il debutto nella città natale Gemma si esibì in dieci pezzi che spaziavano da Verdi (Un ballo in maschera) a Beethoven, da Donizzetti a Mozart, da Duvernoy a Graziani e a Kuhläu.
    La sua fama si allargò così a macchia d’olio: suonò per la regina Margherita al palazzo del Quirinale e per papa Pio IX. Cronache dell’epoca tramandano che il pontefice le rivolse affettuose parole e «le fece dono di una borsettina di raso in cui erano due monete d’oro, una delle quali da cento, l’altra da cinquanta lire». Anche a Roma, oltre ai concerti in Quirinale ed in Vaticano, Gemma si esibì alla Sala Dante ed il corrispondente del Fanfulla così scrisse di Gemma:

    “...Lo avevo letto sulle cantonate e non ci avevo creduto; me l’aveva raccontato il buon Maestro Rotoli, ma avevo creduto ad una mistificazione senza sugo; lo avevo letto sui giornali, ma da quando ho incominciato a fare il sacerdote della libera stampa, ho smesso la sana abitudine di dar retta al sacerdozio dei giornalisti. Insomma, in due parole, mi sentivo troppo scettico e troppo uomo di mondo per prestar fede al miracolo. Volli fare come san Tommaso, e toccai con mano. La grazia mi ha illuminato; oggi credo, ma non mi pare ancora vero, tanto sono rimasto stupito. Immaginate una bambinetta alta sessanta o settanta centimetri, con un visino innocente e un corpicino esile e quasi trasparente, seduta innanzi ad un pianoforte Pleyel, del quale potrebbe fare la sua casa di abitazione, e starci a largo; mettete cinquecento persone della migliore società nell’uditorio e date pure il segnale di principiare. Vedrete questo miracolino di bambina illuminarsi della scintilla sacra, e sentirete che essa tira dall’istrumento suoni meravigliosi con mano energica e potente. Alla Sala Dante ieri sera c’erano cinquecento spettatori, e cinquecento rimasero intontiti. E si spiega. Fatte tutte le concessioni della reclame, dell’età, dei soffietti degli amici, ognuno aveva pensato che quella bambina di sette anni (e a vederla non ne ha di più), doveva suonare con un certa grazia La donna è mobile, e una cabaletta del Trovatore! E sarebbe già bello. Ah! Si, sentitela, e vedrete che razza di donna è mobile vi suona quel cosino vestito di bianco. Vi suona un concerto di Beethoven insieme a Pinelli, una sinfonia a quattro mani con Sgambati, e, tanto per soprammercato, un certo rondò di Mozart che Rubinstein ha suonato nei suoi concerti in Italia. Come in una piccola testolina di sette anni possa entrare la cognizione musicale del tempo e del meccanismo io sto ancora a domandarlo a me stesso. Ma il fatto è là, presente, e, se volete, sonante. Il Maestro Marchetti ieri sera non se ne capacitava, come nessuno dei tanti Maestri che assistevano al concerto. E sì che quella creaturina, mentre pare debba essere una saccentona e parlarvi della musica dell’avvenire, si balocca negli intermezzi come qualunque altra bambinetta della sua età. Dopo che ieri sera ebbe suonato Mozart, il Marchetti le chiese se aveva bambole – e la piccina tutta lieta rispose: Ne ho tre. E ne hai con la veste a strascico? Con la veste a strascico non ho mai potuto averla – rispose l’esimia pianista, con un sospiro. Povero amore!”

    Nel 1881, a seguito dei trionfi e dei riconoscimenti raccolti in tutto il mondo, si stabilisce con il padre a Parigi per perfezionarsi al Conservatoire National, sotto la guida della celebre pianista Madame Massart. Dopo tre anni, a soli quindici anni e dopo un lungo e severo tirocinio, ne esce con un Premier Prix du Conservatoire (4 agosto 1883) che, allora, era accompagnato, oltre che dal diploma e dalla medaglia d’argento, anche da un pianoforte a coda Pleyel. Nell’ottobre dello stesso anno il giornale La Provincia di Pisa così annunciava ai propri lettori l’avvenimento:

    “...Annunziammo già che la nostra concittadina signorina Gemma Luziani aveva ottenuto il primo premio al concorso dell’anno cadente, nel conservatorio di Parigi. Diremo ancora essere costume della celebre casa Pleyel Wolff e C., di far dono di un pianoforte di sua fabbricazione, a chi riporta il primo premio. è ora giunto in Pisa il pianoforte donato alla signorina Luziani e dobbiamo alla gentilezza del di lei padre sig. Cosimo il piacere di averlo veduto. è un pianoforte a coda, elegantissimo, artisticamente lavorato e costruito con il sistema delle corde incrociate e nell’insieme è un vero capolavoro, un gioiello. Nel coperchio si legge questa dedica in oro: A M.lle Gemma Luziani 1.er Prix de piano du Conservatoire 1883 - Pleyel Wolff et C. La signorina Luziani ebbe la cortesia di farci udire quel magnifico pianoforte suonandovi il pezzo, nell’esecuzione del quale riportò il premio al concorso e che è un concerto il sol minore del celebre organista, pianista e compositore sig. Saint-Saëns. Il signor Cosimo lo terrà esposto al pubblico per chi desidera vederlo, nella sua casa di abitazione via S. Andrea, 12, piano 3°, da oggi a tutto giovedì prossimo 18 dalle ore 1 alle 5 pomeridiane.”

    Siamo nel 1884 e Gemma è più che mai acclamata e celebre. Riprende a viaggiare per il mondo con il padre che, ormai, si dedica esclusivamente all’attività della figlia. Ai suoi concerti assistono, infatti, famose personalità dell’epoca tra cui Victor Hugo, suona per la corte di Londra e per lo zar Alessandro II; ella gode, inoltre, dell’ammirazione e dell’affetto dei compositori Jules Massenet, Anton Rubinstein e Camille Saint-Saëns.
    Tra padre e figlia, tuttavia, c’è sempre stato un conflitto insormontabile. Fin dall’infanzia di Gemma, Cosimo ha preteso di esercitare un dominio assoluto sulla sua vita. Ora questa imposizione si estende anche alla sfera sentimentale e Gemma decide di ribellarsi. Il giorno in cui compie la maggiore età si trova a Venezia e in quello stesso momento fugge via dal padre accompagnata dal fidanzato Fausto Nervi (1866-1894), che la conduce a Brescia, dove vengono accolti in casa di lui. La matrigna di Fausto era Carola Nervi, apprezzata pianista del Conservatorio di Milano, autrice di un manuale di armonia e maestra di piano di Gemma. Il piano è stato meticolosamente studiato per permettere ai due giovani di sposarsi. Il matrimonio ha luogo il 25 agosto 1889 nella cittadina lombarda e testimoni furono il professor Guglielmo Forbeck, maestro di piano, ed il caro amico di famiglia professor Giuseppe Cesare Abba, autore di Noterelle di uno dei Mille. Dopo le nozze segue un momento difficile per gli sposi: devono crearsi un avvenire e proteggersi dalla collera di Cosimo. Abbandonano l’Italia, accettando l’invito del governo brasiliano che vuole Gemma a dirigere il Conservatorio Nacional de Música di Rio de Janeiro. Solo quattro anni dopo Gemma e il marito morirono, vittime di un’epidemia di febbre gialla, lo stesso giorno. Due mesi prima della morte Gemma aveva dato alla luce una figlia, Marta (1894-1980), che, ricondotta in Italia da una balia calabrese, fu accolta ed amorevolmente allevata a Brescia dai nonni paterni.

    Il 27 maggio 1894 il giornale Il Ponte di Pisa così riportava la notizia della morte:

    “Un lutto gravissimo per Pisa e per l’arte. La febbre gialla, la terribile malattia americana ha spento, laggiù, in quelle lontane contrade Gemma Luziani. Era nel fiore degli anni, era nel pieno rigoglio dell’elettissimo ingegno. Aveva veduti appagati i suoi desiderii di artista colla onorevole nomina a Direttrice del Conservatorio Musicale di Rio-Janeiro dove era anche insegnante: aveva veduti appagati i suoi desiderii di donna colla nascita di una bambina che ora ha appena due mesi e che (terribile a dirsi) resta sola nel mondo, giacché lo stesso micidiale morbo che uccideva la Gemma Luziani, uccideva a poche ore di distanza il marito! Non è possibile pensare a quella povera piccina, senza provare un senso di raccapricciante terrore: essa apprenderà a conoscer sua madre solo allorquando sarà in grado di leggerne nelle raccolte de' giornali le lodi ed i trionfi. Ma forse la grande anima di artista che si agitava nelle esili membra della povera Gemma potrà rivivere in lei e i sorrisi dell’arte potranno concederle qualche conforto a quell’immenso dolore che oggi ancora non prova ma che pur dovrà comprendere un giorno.”

    Nel corso della sua breve, ma luminosa carriera a Gemma furono dedicate varie composizioni musicali:

1) Scontrino Antonio, Jolla: Tempo di tarantella: per pianoforte, Milano, F. Lucca, dep. Mag.1888;
2) Ficcarelli Stanislao, Scherzo: per pianoforte: op.8, Milano, G. Ricordi & C., dep.1889;
3) Andreoli Guglielmo, Minuetto per pianoforte: [in Mib], Milano, F. Lucca, dep.1886;
4) Ferraria Luigi Ernesto, Walzer fur das Pianoforte, Leipzig und Brussel, Breitkopf & Hartel, [1890 circa];
5) Crescentini Adolfo, In giardino, Milano, F. Lucca, 1888;
6) Frugatta Giuseppe, Melodie, Mayence, B. Schott’s Soehne, [circa 1888].

    Dei genitori e dei nonni materni questo l’affettuoso ricordo di Marta Nervi Vukotić:

    “...la mia povera Mamma, sposata a 21 anni con Fausto Nervi emigrò in Brasile e morì di febbre gialla a 3 ore di distanza dal marito. Io fui ricondotta in Italia dalla mia nutrice, a Brescia, presso il mio indimenticabile nonno che mi allevò con la sua seconda moglie, matrigna di mio padre.
Ambedue mi hanno allevata teneramente ed affettuosamente e li ho chiamati Babbo e Mamma. A lei posso dire di essere stata vicina quasi fino alla sua morte. è stata la mia prima maestra di piano come lo era stata di mia madre.”

    Marta frequentò il Conservatorio di Milano, dove, quattordicenne, in occasione di un saggio, suonò la prima composizione, per pianoforte e orchestra, del futuro direttore d’orchestra Victor de Sabata, allora suo compagno di Conservatorio appena sedicenne, che nell’occasione la diresse. Il diploma in Pianoforte-Organo e Composizione lo conseguì a Roma presso il Conservatorio di Santa Cecilia con il Maestro Ottorino Respighi. Fu, inoltre, allieva di Alfredo Casella del quale seguì un corso di perfezionamento in pianoforte. In seguito studiò Musica da Camera e Direzione d’Orchestra ed iniziò la carriera concertistica, ben presto interrotta per seguire il marito Jovan Vukotić, diplomatico jugoslavo, nelle varie sedi e per seguire l’educazione dei tre figli, Vera, Giorgio e Milena.

    Marta compose due composizioni per voce e pianoforte su testo di Paul Verlaine, forse in ideale omaggio alla celebre madre che un tragico destino non le consentì di conoscere: La lune blanche luit dans les bois..., pubblicato nel 1924 da casa Ricordi e quasi ottant’anni dopo è stato dato alle stampe un suo inedito sempre su un’altra lirica di Paul Verlaine Il Pleure dans mon coeur (ETS, Pisa 2004, a cura di Giulia Perni), la terza delle Ariettes oubliées, scritte dal poeta francese fra il maggio ed il luglio 1872 e facenti parte della raccolta Romances sans paroles.
    Marta Nervi si dedicò, inoltre, anche alla composizione di musiche per orchestra sola e orchestra, voce e coro.




Bibliografia

Vera, Giorgio e Milena Vukotić, Alessandro Panajia: «Omaggio a Gemma Luziani (1867 – 1894), “Celeberrima pianista pisana”», catalogo della mostra allestita al Teatro Verdi di Pisa dal 10 al 20 giugno 1995. Edizioni ETS, Pisa 1994;
Alessandro Panajia: «Così riferisce un cronista per il solito ben informato... - Pisa nei giornali tra Otto e Novecento». Edizioni ETS, Pisa 2012;
«Il Ponte di Pisa» (settimanale), domenica 27 maggio 1894;
Alessandro Panajia: «Profili femminili - Pisane illustri tra Sette e Ottocento». Felici Editore, Pisa 2012.