Armi e Armature della Repubblica Pisana
Evoluzione delle armi e armature dei Pisani attraverso i secoli (APPROFONDIMENTO)
Articolo scritto a cura dei Soci dell’Associazione "PISA GHIBELLINA"
X - XI secolo
La città di Pisa dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, riuscì grazie alla sua posizione al centro del delta acquitrinoso formato dai due fiumi Arno e Auser, oltreché dal non essere su le vie principali di attraversamento della penisola, a superare praticamente indenne l’epoca delle invasioni barbariche.
Successivamente dato il notevole flusso di scambi commerciali che Pisa aveva alle soglie del primo millennio, è razionale e giustificato ritenere che l’equipaggiamento di cui potevano usufruire i Pisani per difendere le loro libertà istituzionali, fosse del tutto simile a quello raffigurato nelle due immagini che seguono.
In entrambe si può notare che la protezione principale era costituita dall’usbergo o cotta di maglia discendente dalla lorica amata in uso ai tempi della Roma repubblicana; anzi è possibile che almeno nei periodi immediatamente antecedenti l’anno 1000, fossero in uso proprio le loriche amate, recuperate e riutilizzate, e successivamente evolutesi nell’usbergo vero e proprio utilizzato dai Normanni.
Al di sotto dell’usbergo sicuramente veniva indossato una sorta di giaccone imbottito per attutire la violenza dei colpi e fermare le frecce anch’esso derivante da quello in uso presso le legioni Romane chiamato SUBARMALIS, conosciuto anche con gli appellativi di Gambeson, Zuppa Armati o Aketon.
Gli elmi probabilmente anch’essi derivanti da quelli romani, lasciavano il volto scoperto, con la successiva introduzione di una striscia di metallo a protezione del naso definita nasale mentre gli scudi o erano circolari o a forma di goccia allungata e alti quasi quanto l’armato.
Anno 1000 manoscritto della Borgogna “Agitator”.
Anno 1109-11 Bibbia di St.Etienne “Davide e Golia”.
Dal 1176 Battaglia di Legnano al 29 agosto 1315 Battaglia di Montecatini
L’equipaggiamento che caratterizzava i Pisani durante questo intervallo temporale, sostanzialmente subisce poche modifiche sia per i cavalieri: nobili e borghesi, sia per i fanti comunali.
Tali modifiche risultano essere orientate verso l’introduzione di miglioramenti nell’efficacia difensiva dell’equipaggiamento già esistente, e nell’introduzione di componenti rigide (prime forme di piastre) ad integrare l’armatura principale costituita dall’usbergo completo.
Come è possibile ravvisare nelle successive tre immagini; per i cavalieri si aveva il giaccone imbottito detto Subarmalis, un usbergo integrale (cotta di maglia ad anelli di ferro) che comprendeva cappuccio e guanti a muffola in maglia di ferro e protezioni in maglia anche per le gambe indossate sopra gambali imbottiti.
Nel tardo 1100 a cui si riferisce la prima foto, era in uso il cosiddetto elmo a maschera che poteva essere a cuspide come si vedrà per i fanti comunali o a cielo piatto come in questo caso.
Successivamente questo tipo di elmo si evolve nel pentolare indossato dal cavaliere nella seconda figura facente riferimento al 1260, epoca della battaglia di Montaperti.
Il resto dell’equipaggiamento resta grosso modo invariato.
Con la fine del 1200 si incomincia a introdurre componenti in metallo sopra la cotta di maglia, protrazione non più sufficiente; ecco che quindi compaiono schinieri in metallo, gomitiere e ginocchielli anch’essi in metallo e si giunge a separare guanti e cappuccio in maglia, il quale assumerà la definizione di camaglio per una maggior comodità. Alcune di queste migliorie sono mostrate nella terza fotografia riferita al 1288-90.
Anche gli elmi si evolvono coesistendo ancora tra la fine del ‘200 e la prima decade del ‘300 i pentolari con le prime forme di elmi a visiera mobile, che permettevano di scoprire il volto senza doversi togliere l’elmo durante le pause del combattimento.
In Italia erano anche molto diffusi inoltre, componenti di armatura in cuoio rigido o bollito, spesso con disegni floreali e geometrici ricavati a sbalzo e dorati come si vede nell’ultima immagine, riportante dalle figure disegnate. Anche le protezioni delle mani cominciano a modificarsi per migliorare l’incolumità di tali parti del corpo, passando dalla cotta di maglia alle prime proto-forme di guanti a piastre, costituiti da piccole lamelle collegate tra loro a formare una sorta di scaglie di pesce come mostrato nell’ultima raffigurazione.
Cavaliere della famiglia dei Della Gherardesca anno 1176.
Cavaliere della famiglia dei Della Gherardesca anno 1260.
Cavaliere della famiglia dei Delle Brache anno 1290.
Tipologia di Fante comunale
La fanteria Comunale pisana o cittadina, secondo gli statuti che ci sono pervenuti, era, rispetto a quella del contado pisano e rispetto alle altre realtà toscane, più pesantemente armata, sia per una forma di controllo intimidatorio e psicologico sul contado nel primo caso, sia perché si trattava quasi sicuramente di corpi d’elitè specificatamente addestrati e perciò sicuramente “militari di professione” e non di leva come poteva essere in realtà quali Firenze o Siena.
A cagione di tali motivi, il fante comunale pisano, rispetto ai suoi omologhi toscani, poteva contare su equipaggiamenti aggiun-tivi come usberghi, corazzine in pelle guanti magliati, elmi maggiormente protettivi quali mascherati o completamente chiusi oltre che protezioni a gambe e braccia in cuoio bollito se non in ferro.
Come primario equipaggiamento, anche in questo caso, vi è il Subarmalis, integrato o da usberghini a maniche corte, o incoiate (sorta di poncio in pelle spessa), o incoiate con maniche in cotta di maglia, come testimoniato sia dal libro di Montaperti sia dagli statuti della città di Prato, o da corazzine con piccole piastre di ferro rivettate all’interno, o dalle brunie (corazza di pelle ricoperta con lamelle di metallo a formare un disegno come le scaglie del pesce).
Fanti comunali della metà del XIII secolo il primo con camaglio, incoiata, guanti magliati, spada e scudo triangolare; il secondo con camaglio, cotta di maglia guanti magliati spada e scudo ovale.
Gli elmi sono entrambi di derivazione siculo-normanna, elmi ogivali a maschera leggermente arcaici rispetto alla metà del 1200 ma sicuramente ancora in uso.
Fante comunale della metà del XIII secolo armato nel primo caso solo con un’arma in asta (sorta di mannaia o roncola innestata) e nel secondo caso dotato di Tavolaccio, protezione principale per la fanteria di linea negli battaglie campali.
Fante Comunale con usbergo, guanti magliati, elmo a maschera a cielo piatto armato, nel primo caso, con tavolaccio da fanteria e falcione crestato e, nel secondo caso, con Giusarma, una sorta di coltellaccio a due mani.
Il balestriere Pisano sicuramente indossava un subarmalis, un incoiata, il camaglio ed eventualmente un cappello d’arme, una particolare forma di elmo costituito da una “cupola” dotata di una tesa larga che gli girava attorno e ovviamente di una balestra manesca di cui nella foto si vede una riproduzione funzionante anche se depotenziata.
Inoltre come tutti i soldati possedeva un pugnale adatto a tutte le necessità della vita quotidiana e all’occorrenza per la difesa personale.
1315 al 1347 (?) Prima metà del XIV secolo
Questo intervallo temporale vede, per la città di Pisa ancora grandi vittorie sul campo come la battaglia di Montecatini e quella di Altopascio, ma anche i sintomi della decadenza cui i signori della città, della dinastia del Della Gheradesca, tentano di arginare in tutti i modi possibili.
è l’ultimo grande periodo di splendore anche se decadente della città Alfea che vede sotto le signorie di Gherardo il “Giovane” Ranieri Fazio Novello fino all’ultimo capostipite Ranieri Novello Della Gheradesca, una popolazione indomita circondata da molti nemici, praticamente isolata, che però si rifiuta categoricamente di cedere la propria sovranità e libertà al dominatore fiorentino.
Durante questi anni l’equipaggiamenti difensivi cominciano la rapidissima evoluzione verso la cosiddetta “Armatura Bianca” la tipologia di armatura completa a piastre che dominerà i campi di battaglia dalla seconda metà del ‘400 fino al primo decennio del 1600.
Si comincia lo sviluppo delle armi da fuoco e sebbene si debba attendere la fine del XV secolo per il loro uso sistematico fin da adesso si intuisce la loro potenzialità e pericolosità oltre a quello già ben conosciuto della balestra.
Gli usberghi che fino ad ora avevano costituito la principale forma di protezione non sono più sufficienti, e quindi ecco che cominciano ad accorciarsi sovrapponendo ad essi per le parti del corpo più esposte elementi di protezione a piastre.
Le prime componenti vanno a proteggere gambe e braccia successivamente il petto per arrivare nei periodi successivi anche alla schiena.
Di pari passo si evolvono gli elmi e le protezioni per le mani, vengono abbandonati i pentolari (usati solo in torneo nella forma del “Grand’elmo”) a favore degli elmi a visiera mobile e i guanti divengono completamente a piastre.
Dal 1347 (?) al 1406
Durante questo periodo si ha la definitiva decadenza della città di Pisa, il territorio si riduce a pochi chilometri attorno alla città, i fasti di un tempo sono ricordi lontani così come il dominio su le isole maggiori e su le coste del mediterraneo, la morsa fiorentina si stringe sempre più attorno ai Pisani, i quali vengono tenuti divisi tra loro attraverso le lotte di fazione tra Raspanti e Bergolini che hanno sostituito con altri obbiettivi e motivazioni i Guelfi e Ghibellini. Questa situazione è fomentata e mantenuta viva dalle famiglie che hanno sostituito i Conti Della Gheradesca nella signoria della città, i Gambacorti e gli Appiano tra le fila dei quali sorgeranno i traditori della patria che per mero tornaconto economico causeranno la caduta della città in mano fiorentina chi svendendo la propria patria per denaro ai Visconti di Milano chi tradendo letteralmente i propri concittadini aprendo dietro compenso le porte della città ai fiorentini.
In questi anni i Pisani, sempre più affidatisi a mercenari il cui costo svuota le casse dell’erario, devono affrontare diverse sconfitte compresa quella di Cascina del 1364, costretti gradualmente ma inesorabilmente a ritirarsi fino alle mura della città che verrà tradita e svenduta nel 1406.
Gli equipaggiamenti dei combattenti vedono il sistematico e progressivo uso di sempre più elementi in piastre a protezione personale, integrando gli usberghi come si può vedere dalle immagini seguenti.
Dal 1406 al 1494
Durante il periodo della prima dominazione fiorentina Pisa non ebbe mai un esercito ne’ armati, dal momento che era vietato per i Pisani portare armi. Oltre a ciò la città viveva in uno stato di semispopolamento e abbandono, voluta e perpetrata dai fiorentini, cosicché per quasi 100 anni la città di Pisa rimase fuori da tutte le innovazioni e dal processo evolutivo di armi e armamenti.
Assedio di Pisa dal 1494 al 1509
Questo periodo testimonia sia la volontà indomita mai sopita dei Pisani di aspirare alla libertà ed indipendenza dall’odiato fiorentino sia la tragedia di un popolo che pur di non tornare sotto i gigliati patì la fame le miserie e la guerra. Con il 1494 c’è la discesa del re di Francia in Italia, il quale nel suo viaggio verso Napoli sosta a Pisa. I cittadini pisani colgono l’occasione per scrollarsi di dosso il dominatore fiorentino e con uno stratagemma riescono a farsi concedere la libertà dal re Carlo VIII temuto da tutti per il suo parco di artiglierie mobili.
Nell’ultimo quarto del ‘400 tutti gli staterelli italiani si affidavano oramai a compagnie di ventura per dirimere le questioni fra loro, cioè a piccoli nuclei di uomini per lo più non originari della zona che svolgevano dietro compenso la professione del soldato e della guerra. Questa situazione generò il progressivo smantellamento e congedo delle milizie comunali risparmiando in tal modo sull’erario dello stato. Era più conveniente pagare il soldo alla compagnia di ventura per il breve periodo necessario che mantenere efficiente un esercito nazionale, strutture difensive e parchi di artiglieria. Da qui il progressivo disinteressamento alle cose di guerra e alle sue innovazioni specie nel campo della polvere da sparo.
Con la venuta di Carlo VIII il cui parco all’avanguardia era in grado di avere ragione di qualsiasi fortificazione presente in Italia si creò un clima diffuso di panico in cui qualsiasi governante italiano preferiva accogliere e accontentare il re francese pur di vederlo transitare velocemente per i propri territori.
Anche Firenze con i Medici non fu da meno degli altri stati per quanto riguarda l’arretratezza del proprio apparato bellico e Pisa che era tenuta in una situazione a dir poco miserevole la penuria di equipaggiamenti era drammatica. Con la ribellione a Firenze quindi i Pisani si trovavano praticamente disarmati e ben sapendo che avrebbero dovuto sostenere con la guerra la propria libertà riuscirono a catturare con l’aiuto dei francesi le guarnigioni fiorentine a guardia delle fortezze in città. In tal modo i cittadini pisani riuscirono a requisire armi e armi da fuoco e vennero inoltre riforniti dai francesi simpatizzanti per la loro causa.
Quindi le armi con cui i Pisani si ritrovarono a dover difendere la propria libertà appena ottenuta erano molto eterogenee vedendo parte di armi e armature francesi mescolate a quelle un po più vecchie requisite ai fiorentini, non si aveva più uno standard come nei tempi passati ma una sorta di collage di varie tipologie di equipaggiamenti e di varia provenienza.
Con il protrarsi dell’assedio Pisa venne rifornita in modo altalenante sia da Milano che da Venezia e financo dai tedeschi di Massimiliano contribuendo in tal modo a rendere ancore maggiormente mescolata la situazione di armi e armamenti.
Nelle immagini che seguiranno sarà possibile ravvisare alcuni di queste armi e armature sicuramente in uso all’epoca dell’assedio.
Lastra tombale di Matteo Bandini 1501 Museo di San Matteo.
Questa foto ritrae una tipica armatura di fine ‘400 (la datazione della lastra tombale è il 1501) in cui si può ravvisare un’evoluzione rispetto a quella milanese dei 1450 che è rappresen-tata nell’immagine successiva. Non si hanno notizie su chi fosse questo Matteo Bandini, l’unica cosa certa è che doveva essere presente all’assedio di Pisa e che venne originariamente sepolto in Santa Croce in Fossabanda prima che la sua lastra tombale fosse spostata al museo di San Matteo.
Nelle immagini successive si possono vedere sia una armatura milanese del 1450 che una tedesca del 1480. Questi due esempi rappresentano lo stato dell’arte dell’armatura e la diversa scuola di pensiero che avevano i due maggiori produttori di armature dell’epoca i milanesi e i tedeschi.
Mentre gli italiani concepivano l’armatura nella sua semplicità funzionale totale i tedeschi preferirono alle linee morbide e semplici di scuola italiana quelle più spigolose che nei secoli successivi andarono ad indicare la tipologia di armatura detta gotica.
Modello di armatura milanese 1450.
Le immagini che seguono daranno un idea della eterogeneità degli equipaggiamenti che i Pisani devono aver sicuramente avuto durante il lungo assedio a cui furono sottoposti da parte di Firenze.
Esempi di fanterie tardo quattrocentesche in uso anche nel primo decennio del 1500.
Sotto Cosimo I dei Medici e Ordine dei cavalieri di Santo Stefano (usate per il Gioco del ponte dal 1568) dal 1530 al 1570
Il lungo assedio di Pisa termina con una discesa a patti tra i Fiorentini stremati al pari degli indomiti Pisani. Quest’ultimi nella speranza di spezzare il morale dei gigliati tentarono un’ultima carta aprendo le porte ed uscendo inneggiando al simbolo di Firenze, il leone detto Marzocco; avvicinatisi quindi ai Fiorentini sorpresi, li attaccarono facendone strage.
Dopo questo episodio gli assedianti capirono che non sarebbero mai riusciti a piegare la città, cosicché da ambo le parti ormai ridotte allo stremo si decise di intavolare trattative di pace che videro condizioni di resa sorprendentemente benevole nei confronti dei Pisani.
Con il 1530 riprende il potere a Firenze la famiglia Medici con Cosimo I, il quale nella generale strategia di pacificazione tra Pisa e Firenze e di unificazione della Toscana, impone a tutti di rinunciare ai campanilismi, portando avanti i principi di unità sotto il nome di Toscana e rinunciando allo stato fiorentino che soverchiava i vicini e riunendo tutti sotto il Granducato di Toscana.
In questo processo di conciliazione viene inaugurata una nuova stagione di interesse verso Pisa; il granduca e il suo governo, memori del fatto che le dure condizioni di dominio dei primi 90 anni (1406-1494) non aveva affatto sopito o spezzato l’animo indipendente dei Pisani, ma anzi lo aveva incrementato generando lo sfacelo economico subito da Firenze a causa del lungo assedio di Pisa, decisero che quest’ultima non avrebbe dovuto subire la stessa sorte del precedente dominio, favorendo quindi il popolamento e cercando di ricostruire e migliore le condizioni di vita e sociali della città Alfea sempre però facendo capire, con la realizzazione dei palazzi sul lungarno e con l’esteso uso di Pietra serena, che la repubblica di Pisa era morta.
Nella politica di miglioramento della città la piazza delle sette vie, simbolo del potere repubblicano con il palazzo degli anziani, venne riorganizzata sotto una visione organica e omogenea facendone il cuore del potere marittimo del Granducato. Infatti se Livorno divenne il porto della marina granducale costituita dall’ordine dei Cavalieri di Santo Stefano (fortemente voluto da Cosimo I e da lui fondato), a Pisa venne posta la sede del comando della marina granducale e la sede amministrativa; per dirla in breve Pisa divenne la sede dell’ammiragliato e del ministero della marina del granducato di Toscana.
Cosimo I introdusse anche un nuovo gioco in sostituzione del Mazza Scudo abolito nel 1406 per favorire la benevolenza dei cittadini pisani verso il granducato, il famoso Gioco del Ponte.
In sostanza dopo il 1530 con il riordino dei vari staterelli nel Granducato di Toscana si vennero a riorganizzare anche le forze armate l’esercito e la marina.
Gli equipaggiamenti che da ora in avanti per i successivi 70 anni fino all’inizio del 1600 caratterizzeranno l’esercito della Toscana sono ben rappresentati nelle armature e nei corpi armati della sfilata del Gioco del Ponte.
Nel corteo del Gioco è possibile ravvisare i nuclei principali di quello che doveva comporre l’esercito granducale, rappresentati dai quattro corpi armati delle guardie al campo con corazza e senza corazza.
All’epoca questi costituivano l’ossatura dell’esercito, organizzati in formazioni, dette quadrati di picche, e comandati da capitani di fanteria, rappresentati dai comandanti delle varie magistrature, mentre con equipaggiamento simile esisteva il corpo di cavalleria. A questi andrebbero aggiunti gli artiglieri e i corpi di archibugieri.
Per avere una visione di insieme di quello che era l’esercito del Granducato di Toscana si può andare a riguardare il film “il destino di un guerriero”.
Bibliografia
N. Toscanelli I Conti di Donoratico della Gherardesca Signori di Pisa
G. Volpe Studi sulle istituzioni Comunali a Pisa
G. Benvenuti Storia della Repubblica di Pisa
G. Benvenuti Storia dell’assedio di Pisa
D. Herlihy Pisa nel duecento
E. Salvadori La popolazione pisana nel Duecento
D. Grassini Storia di Pisa
M. L. Gentile Pisa, Firenze e Carlo VIII
I. del Punta La battaglia della Meloria
P. Vaglienti Storia di suoi tempi 1492-1514
M. Luzzati Una guerra di popolo
M. Chiaverini Repubblica imperiale pisana
M. Chiaverini La guerra del Rinascimento tra Pisa e Firenze
M. Chiaverini Onore e Gloria
Ass. degli Amici di Pisa La storia di Pisa nelle Celebrazioni del “6 agosto”
Tribolati Gli stemmi pisani
Tribolati Scritti araldici e cavallereschi
R. Roncioni Istorie pisane
D. Edge & J.M. Paddock Arms & Armor of the medieval knight
Associazione per la Rocca del Verruca La Rocca della Verruca
M.L.Ceccarelli Lemut/M.Dringoli Castelli e fortificazioni della Repubblica Pisana
D. Waley Siena e i Senesi nel XIII Secolo
I. Montanelli Dante e il suo secolo
L. Giannelli / R. Semplici La battaglia di Campaldino 11 giugno 1289
M. Venturi Montaperti
G. Embleton & J. Howe The medieval soldier
COLLANA OSPREY
D. Nicolle Le crociate
D. Nicolle Fornovo 1495
D. Nicolle Acri 1291
D. Nicolle Italian militiaman 1260-1392
D. Nicolle Knight of Outremer 1187-1344
D. Nicolle French Medieval Armies 1000-1300
C. Grevett English Medieval Knight 1200-1300
D. Nicolle Knight Hospitaller 1100-1306
H. Nicholson Knight Templar 1120-1312
T. Wise Armies Of The Crusades
La bibliografia comprende libri che vanno da inizio ‘900 fino al 2016.
Tutte le immagini sono state prese dalla collana di monografie Osprey da The medieval soldier oltre a quelle ricostruttive di proprietà personale.